Sequestro del computer dell'avvocato indagato

Pubblicato il 22 agosto 2013 I giudici di Cassazione, con la sentenza n. 35269 del 2013, hanno confermato il provvedimento con cui, nell'ambito di un'indagine attivata nei confronti di due avvocati accusati di aver presentato dei certificati medici falsi al fine di ottenere lo slittamento delle date di alcune udienze penali, era stato disposto il sequestro del computer di studio per verificare se nei giorni in cui gli stessi avevano certificato l'impedimento avessero, in realtà, svolto altre attività.

I due legali si erano opposti a questa misura reclamando le garanzie di libertà del difensore riconosciute dall'articolo 103 del Codice di procedura penale.

Garanzie non applicabili – secondo la Suprema corte - al caso di specie in cui i due professionisti erano interessati alle indagini non come difensori ma come indagati essi stessi. Il segreto professionale, in tale contesto, non poteva essere opposto in quanto il sequestro del Pc non era finalizzato alla verifica del merito dell'attività da loro svolta servendo esclusivamente per accertare se le dichiarazioni di malattia erano o meno vere.
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