Sgravi contributivi anche per chi ha commesso gravi reati?

Pubblicato il 10 maggio 2018

Brutta storia quella di Ulisse Levantini. Attivo da anni nel settore caseario, è conosciuto per essere un affarista cinico e spregiudicato, ma questa volta pare davvero non si sia fatto scrupoli di nessun tipo e abbia superato il limite. Un suo ex-dipendente lo ha accusato senza mezzi termini di averlo sfruttato e di aver approfittato del suo stato di bisogno.

“Come dice Daniele Silvestri, conto quanto Kunta Kinte, non esagero; mi manda a pascolare le greggi dalle prime luci dell’alba fino a ben oltre l’ora di cena – racconta il pastore all’ispettore – Ho uno stipendio da fame, mi minaccia e mi tiene in condizioni inumane all’interno di una baracca, non sono in grado di oppormi alla sua volontà”. Agli ispettori che hanno effettuato l’accesso, la situazione è apparsa subito molto grave: chi lavora per Levantini non conosce le lodi del salmista, non si riposa su pascoli erbosi né ad acque tranquille viene condotto.

I gravi, precisi e concordanti elementi riscontrati hanno portato alla denuncia di Ulisse Levantini per sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.), mentre dal punto di vista amministrativo gli ispettori hanno analizzato le assunzioni effettuate e si sono resi conto che l’aguzzino ha fruito degli sgravi contributivi per altri dipendenti dell’impresa. Il comportamento tenuto con il transumante lavoratore, però, seppur censurabile, non sembra ostativo alla fruizione dei benefici: Levantini potrebbe continuare a godere delle agevolazioni in quanto l’illecito commesso non riguarda il dipendente sfruttato e non è tra quelli preclusivi indicati dalla normativa (D.M. del 30 gennaio 2015 - tabella A; circolare INL n. 3 del 2017; nota INL prot. n. 255 del 17 ottobre 2017; INPS, Messaggio 10 novembre 2017, n. 449).

E così, oltre al danno arriva puntuale la beffa: non sempre i pastori maremmani riescono a proteggere le pecore dai lupi. Anche perché un conto è essere pastori in quanto eruditi membri dell’Accademia dell’Arcadia, tutt’altro esserlo in qualità di dipendenti di Levantini; si realizza un’adesione inconsapevole al pessimismo cosmico leopardiano e si ammette implicitamente che “è funesto a chi nasce il dì natale” (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, 1831 – Giacomo Leopardi).

Le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’opinione degli autori e non impegnano l’amministrazione di appartenenza

Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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