Sgravio della pretesa fiscale? Via il sequestro

Pubblicato il 08 gennaio 2019

Di fronte all’annullamento della cartella esattoriale da parte della commissione tributaria e al relativo provvedimento di sgravioda parte dell’Amministrazione finanziaria non è possibile disporre o mantenere il sequestro funzionale all’ablazione, disposto nell’ambito di indagini per reati tributari.

E’ questo il principio ribadito dalla Corte di cassazione nel testo della sentenza n. 355 depositata il 7 gennaio 2019.

Nel caso in esame, la Suprema corte ha respinto, ritenendolo manifestamente infondato, il ricorso promosso dal Pubblico ministero contro la decisione con cui il Tribunale del riesame aveva disposto la restituzione delle somme e dei beni sequestrati ad un indagato per il reato di omessa presentazione della dichiarazione Iva.

Annullamento e sgravio portano al dissequestro

Il dissequestro era stato deciso a seguito della comunicazione, da parte dell’Agenzia delle Entrate, dello sgravio totale della cartella di pagamento relativa all’avviso di accertamento per l’anno di imposta di riferimento.

Il PM si era opposto a questo provvedimento, sostenendo che l’annullamento della cartella esattoriale non incideva, di fatto, sul profitto confiscabile, dovuto per motivi di diritto, con la conseguenza che il sequestro era da ritenersi corretto, in virtù dell’autonomia del processo penale rispetto a quello tributario.

Assunto, questo, non condiviso dalla Terza sezione penale di Cassazione secondo la quale le osservazioni del PM non tenevano conto dei limiti di cognizione del Tribunale del riesame propri della fase cautelare.

Nella specie, l’Agenzia delle Entrate non solo non aveva presentato ricorso per cassazione contro la sentenza della CTR, ma aveva anche proceduto allo sgravio, con conseguente cancellazione delle formalità pregiudizievoli, quali il pignoramento e l’ipoteca legale sui beni.

E tali circostanze erano state compiutamente prese in considerazione dal Tribunale, il quale – si legge nella decisione della Cassazione – aveva fatto buon governo dei principi affermati, in materia, dalla giurisprudenza di legittimità.

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