Studi di settore. Sale a 116 il numero degli ammessi al “premiale”

Pubblicato il 26 giugno 2014 Sale a 116 il numero degli studi di settore che, per il periodo d’imposta 2013, sono ammessi a beneficiare del regime premiale introdotto dal decreto Salva Italia (Dl 201/2011).

Inizialmente, si era pensato di ampliare il numero dei beneficiari a 99 studi di settore rispetto ai 90 dello scorso anno, per poi allargare ancora di più la platea, senza però annoverare in essa nemmeno un'attività professionale.

La richiesta dell’estensione del regime di favore a 116 studi di settore è pervenuta dalle associazioni di categoria ed è stata ufficializzata dall’Agenzia delle Entrate, che con il provvedimento 85733/2014 del 25 giugno ha approvato l’elenco degli studi di settore cosiddetti “premiati”.

Il regime premiale

Lo specifico regime premiale applicabile ai contribuenti soggetti al regime di accertamento basato sulle risultanze degli studi di settore prevede:

la preclusione degli accertamenti basati su presunzioni semplici in tema di imposte dirette e Iva;
la riduzione di un anno dei termini per l'accertamento;
l'aumento da 1/5 a 1/3 dello scostamento reddituale consentito per l'applicazione del redditometro.

I requisiti di accesso

Per accedere al regime premiale i contribuenti:

devono dichiarare, anche per effetto dell’adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dall’applicazione degli studi di settore,
devono assolve regolarmente agli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli stessi,
risultare coerenti e normali con gli specifici indicatori previsti dai decreti di approvazione degli studi.

I professionisti restano esclusi

A tre anni dall’entrata in vigore del regime di favore nessuna attività professionale vi è rientrata. La motivazione – secondo quanto riportato nel provvedimento agenziale – è da ritrovare nel fatto che tale esclusione è da associare alla particolare funzione di stima prevista per gli studi di settore di tali attività, che “nel valorizzare le prestazioni rese non riesce a cogliere appieno i possibili casi di omessa fatturazione”. Si resta, così, in attesa delle eventuali modifiche che potranno essere introdotte in fase di evoluzione di tali studi.
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