Una riforma complessiva pre-federalismo

Pubblicato il 17 febbraio 2009 La perdita della visione d’insieme, conseguenza della focalizzazione sulle varie locuzioni del testo della riforma sul federalismo, ha fatto sì che uno dei rischi maggiori corsi negli anni di dibattiti dopo la riforma del 2001 fosse l’astrazione in maniera avulsa dalla realtà politica. Questo è il concetto con cui l’autore apre la terza ed ultima parte dell’analisi (iniziata con la pubblicazione della prima l’11 febbraio scorso) sull’attuazione del federalismo fiscale. Come esempio delle locuzioni che hanno distolto dall’insieme è portata l’interpretazione delle disposizioni sulla competenza residuale delle Regioni, nella parte che prevede la competenza delle Regioni nelle materie non espressamente riservate allo Stato. L’autore in merito spiega che la norma sulla competenza non vuol dire niente, perché le materie sono analiticamente contemplate sia in riferimento alla competenza esclusiva dello Stato, sia con riguardo alle materie ripartite, rispetto alle quali lo Stato ha la competenza di stabilire i principi fondamentali, che sono delimitazioni di interessi. Pertanto, alla competenza residuale delle Regioni non rimane nulla. Nelle conclusioni, dopo un excursus tra i principi nazionali di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, l’autore torna a ribadire che il federalismo fiscale non può prescindere da una riforma complessiva dell’intero sistema tributario nel rispetto di priorità e compatibilità.
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