Accertamenti bancari, prova contraria “precisa”

Pubblicato il 30 luglio 2007

La sezione tributaria della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13819/07 ha analizzato l’accertamento tramite il quale era stato possibile, da parte del Fisco, il recupero a tassazione delle somme risultanti dalle movimentazioni bancarie di un amministratore di condominio. La giustificazione fondata sulla generica modalità di espletamento dell’attività non basta per superare la presunzione alla base degli accertamenti bancari. A giudizio della Corte, la prova liberatoria della presunzione deve essere fornita tramite una analisi dettagliata ed analitica delle singole movimentazioni, ovvero derivate dalla gestione del denaro di terzi. 

Con la sentenza n. 14023/07, ha rigettato il ricorso di un contribuente che reputava invalido il procedimento di accertamento a causa della mancata esibizione dell’autorizzazione necessaria, secondo legge, per procedere alle indagini bancarie. La legittimità dell’accertamento, infatti, dipende dall’esistenza dell’autorizzazione a prescindere dall’esibizione della stessa.

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