Associazione mafiosa. Per la confisca è sufficiente dimostrare l'illecita provenienza dei beni

Pubblicato il 11 luglio 2012 Con sentenza n. 27037 del 10 luglio 2012, la Corte di cassazione ha confermato la misura cautelare della confisca per come disposta dai giudici di merito sui beni di cinque indagati sospettati di associazione mafiosa.

La Suprema corte, in particolare, ha ritenuto irrilevanti le difese promosse dagli indagati secondo i quali nel provvedimento giudiziario dispositivo della confisca mancava la motivazione in ordine al nesso causale tra la presunta condotta mafiosa e l'illecito profitto; a detta degli stessi, infatti, la proprietà dei beni era da giustificare con i "proventi" di un’evasione fiscale che era stata sanata con il condono tombale.

Secondo i giudici di legittimità, per contro, era da ritenere sufficiente, ai fini dell’applicazione della misura cautelare, la dimostrazione dell'illecita provenienza dei beni confiscati, qualunque essa fosse. Ed infatti, nei contesti come quello in esame, le disposizioni sulla confisca mirano a sottrarre all'indiziato tutti i beni che siano frutto di attività illecite o ne costituiscono il reimpiego, senza distinguere se tali attività siano o no di tipo mafioso.
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