Audizione del 15 gennaio. Befera su redditometro e crediti erariali

Pubblicato il 23 gennaio 2014 Nell’audizione di Attilio Befera in Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria del 15 gennaio scorso, anche il redditometro ha trovato il suo spazio.

Il direttore dice che nel processo di accertamento sintetico, mediante redditometro, l'Agenzia «non tiene conto della spesa media individuata dall'Istat», ma «vengono considerate le spese certe e il reddito medio comparato», dal momento che al Fisco «interessa l'ammontare delle spese sostenute, quelle certe, e il reddito dichiarato». Perciò, l'incrocio redditi-spese «non terrà conto di nessun indice di ricchezza».

Si ricorderà che, diversamente, il «vecchio» redditometro valutava anche alcuni tipi di spesa perché considerati dall'Istat. Evidentemente, un limite da abbandonare.

Oggi, dunque, «non è significativa la tipologia di spesa».

Preoccupa, ma va assimilato, il dato riferito ai crediti fiscali vantati dallo Stato e non riscossi negli ultimi 15 anni: 545 miliardi, dei quali è tecnicamente possibile recuperare una parte residuale e minima, pari al 5%-6% del totale. Una parte ''rilevante'' di quei crediti, spiega il direttore, non è riscuotibile perché fa capo a società che non esistono più, persone decedute o fallimenti.
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