Avvocati Compenso maggiore va dimostrato

Pubblicato il 05 dicembre 2016

La Corte di Cassazione, seconda sezione civile, ha respinto il ricorso di un avvocato avverso l’ordinanza con cui gli era stato liquidato un compenso inferiore rispetto a quello richiesto per attività prestata nell'interesse di un’assistita.

Argomenta in proposito la Corte che sarebbe stato specifico onere dell’avvocato – nella specie non adempiuto – dimostrare di aver fornito al giudice elementi sufficienti per ricavare un valore diverso e maggiore.

Respinta in particolare la censura del legale, circa la scarsa chiarezze dei parametri impiegati per stabilire se le somme da riconoscergli dovessero essere vicino ai minimi o ai massimi tariffari.

Invero – secondo gli ermellini – detto motivo si risolve in una critica puramente fattuale o priva di specificità, senza precisare perché la causa richiedesse l’applicazione di parametri differenti e più elevati. E non basta, a tal fine, limitarsi ad affermare che si erano scontrati tre consulenti, senza tuttavia specificare la natura delle questioni tecniche che avevano determinato il contrasto; o che il giudizio di appello si era svolto in quattro udienze, senza tuttavia documentare le attività concretamente espletate nel corso delle stesse.

Confermato dunque – con sentenza n. 23897 del 23 novembre 2016 – il criterio prescelto dalla Corte d’Appello, che ha desunto la scarsa complessità della causa (tale da giustificare un sostanziale ribasso degli onorari) dal numero limitato di udienze complessive, nonché dall'interruzione anticipata dell’attività difensiva per avvenuta rinunzia. 

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