Cassa Ragionieri. La posizione previdenziale maturata dall’iscritto è un diritto

Pubblicato il 27 ottobre 2012 La Cassa Ragionieri, a seguito del recepimento della riforma Dini nel proprio ordinamento, ha adottato criteri più svantaggiosi per un iscritto nella determinazione della propria pensione retributiva, con la conseguenza che la Corte di Cassazione l’ha condannata a rideterminare il trattamento pensionistico dell’iscritto.

Con la sentenza n. 18479/2012, la Suprema Corte di Cassazione, infatti, precisa che nel calcolare il diritto alla pensione di un proprio iscritto non si deve necessariamente adottare il più favorevole criterio previgente, ma neppure si deve mettere l’assicurato nella condizione di avere una pura aspettativa nel vedersi riconoscere la pensione. La soglia minima di garanzia detta “forte”, corrispondente alla posizione previdenziale maturata durante la vita lavorativa, in virtù della contribuzione versata, rappresenta, infatti, una sorta di maturato previdenziale che neanche le Casse dei liberi professionisti possono trascurare.

Per tali ragioni - secondo la Corte - le Casse devono tener conto del principio del pro-rata contributivo e degli altri criteri di gradualità ed equità fra le generazioni nella determinazione delle pensioni dei propri iscritti. In tal modo, appartiene al patrimonio di ciascun assicurato, come diritto per effetto della contribuzione versata, una quota retributiva che è in grado di tutelare la posizione previdenziale già maturata.
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