Casse di previdenza alle prese con i bilanci tecnici a 50 anni

Pubblicato il 29 giugno 2012 Con la circolare n. 8272 del 22 maggio 2012, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha illustrato il quadro normativo che riguarda i bilanci tecnici e la sostenibilità degli enti previdenziali privati. Alla luce di ciò, vengono ora comunicate agli enti gestori di previdenza obbligatori le variabili macroeconomiche e demografiche, che dovranno essere prese in considerazione ai fini delle valutazioni attuariali e sulla base delle quali verrà valutata la sostenibilità finanziaria nei prossimi 50 anni.

Il tutto nel rispetto delle novità apportate dall’articolo 24 del Dlgs n. 201/2011, che stabilisce l’obbligo per gli enti previdenziali di adottare, entro il 30 settembre 2012, misure finalizzate al raggiungimento dell’equilibrio tra entrate contributive e spesa per pensioni, sulla base di bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di lungo periodo (50 anni).

Si evidenzia come i suddetti criteri siano, però, piuttosto complessi e non immuni da criticità. I bilanci tecnici e le proiezioni dei saldi previdenziali elaborate dagli enti di previdenza per i prossimi cinquant'anni dovranno essere effettuate tenendo conto di un tasso di inflazione annuo pari al 2,0%, con una variazione del Pil, per lo stesso arco temporale, prevista in crescita dell’1,7% in termini reali fino al 2020 e poi dell’1,9% fino al 2030. Dal 2030 in poi, il Pil dovrebbe tornare a crescere all’1,5% annuo con una ulteriore flessione negli anni 2041/50. Il tasso di rendimento del patrimonio accantonato resterà, invece, fisso all’1,0% annuo.

Alla luce di tali variabili macroeconomiche, appare chiaro che gli enti che procederanno ad una rivalutazione dei montanti contributivi accantonati utilizzando il metodo contributivo saranno destinati ad evidenziare un deficit. Il contributo soggettivo non sarà più sufficiente a garantire le prestazioni degli aventi diritto, cosicché il contributo integrativo sarà sempre più utilizzato per coprire tali squilibri invece che per finanziare forme di solidarietà e prestazioni di welfare. A tutto ciò si deve aggiungere anche l’ulteriore criticità di una forte contrazione dell’occupazione complessiva stimata sempre per il decennio 2041/2050.

Alla luce di quanto brevemente esposto, il Ministero del lavoro ritiene opportuno che vengano al più presto rese note le tabelle utili agli enti previdenziali per rispettare la scadenza del 30 settembre. Il timore è che non riuscendo ad essere pronte per tale data, molte casse previdenziali ricorreranno alla predisposizione di bilanci aggiuntivi, così come previsto dall’articolo 2, comma 2 del Dm 29 novembre 2007.
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