Commercialisti a Convegno ad Agrigento: proposta per una flat tax diversa

Pubblicato il 12 ottobre 2018

Si è aperto l’11 ottobre 2018 ad Agrigento il Congresso Nazionale dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili, dal titolo Commercialisti e imprese, un binomio per la crescita”.

Nella due giorni siciliana, i commercialisti dibattono sui temi di maggiore attualità per la categoria professionale, prestando molta attenzione a quello che contemporaneamente sta accadendo in Parlamento, proprio nel giorno di approvazione della Nota di aggiornamento al Def.

E’ stato, lo stesso Presidente del Consiglio nazionale Massimo Miani, nella tavola rotonda che ha aperto i lavori, a palesare dubbi e ad esprimere valutazioni su quelle che, secondo la categoria, sono delle insidiose trappole dei saldi di finanza del Def.

Oltre a rilanciare l’alert sulla fattura elettronica - che avrebbe richiesto, a detta dei commercialisti, un’introduzione graduale che però non è stata presa in considerazione dalla maggioranza parlamentare - e a sottolineare i rischi di una flat tax - che così come concepita sembrerebbe favorire le piccole partite Iva che non si aggregano, che non assumono e che non investono, piuttosto quelle che lo fanno - il Presidente Miani si è spinto a commentare l'impennata del deficit programmato, frutto delle scelte governative, che desta allarme tra i commercialisti italiani, convinti che occorrerebbe “redistribuire ricchezza, non debito”.

Il Presidente del Cndcec ha poi dedicato spazio all’analisi delle altre misure contemplate nel Def, puntando l’attenzione sulla necessità di aumentare l’attrattività del Paese.

Cndcec: una flat tax per chi torna in Italia

In questa direzione, va la proposta che i commercialisti hanno fatto, ieri, in materia di flat tax.

Infatti, secondo Miani, ci sarebbe un'idea a basso costo da suggerire alla politica per attrarre capitali internazionali: una "flat tax" al 15% per 15 anni per tutti coloro che trasferiscono la propria residenza in Italia, dopo esser stati all'estero in almeno nove degli ultimi dieci anni.

In tal modo, non si porterebbe nella nostra Penisola soltanto "qualche Cristiano Ronaldo con interessi economici diffusi in tutto il globo", bensì "intere società con i relativi amministratori, collaboratori e dipendenti, tutti interessati ad avere redditi italiani" tassati mediante questo regime fiscale "piatto".

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