Con lo scudo fiscale banche pronte al rientro dei fondi

Pubblicato il 08 maggio 2009 Nei prossimi mesi è atteso lo scudo fiscale numero tre, che dovrebbe avvantaggiare soprattutto il settore del private banking, favorendo il ritorno in Italia di capitali per un ammontare che si stima piuttosto elevato. Si tratta di una misura che fan ben sperare tutti coloro che operano nel settore della gestione di grandi patrimoni, che non hanno beneficiato della prima e della seconda versione di tale misura, che negli anni 2001-2003 raggiunse circa 80 miliardi tra rimpatri e regolarizzazioni. Ora si scommette su una misura snella e veloce, con una “penale” sul capitale emerso più alta della precedente, che è stata pari al 2,5% (è atteso almeno il doppio), ma comunque sotto la soglia del 10%. Si prevedono margini di manovra piuttosto elevati per il ministero dell’Economia, anche se appare evidente che maggiore sarà la sanzione tanto minore rischia di essere l’entità del rientro. Lo “scudo tre” dovrebbe riscuotere un gran successo sia da parte di coloro che non hanno usufruito delle precedenti finestre e poi se ne sono pentiti – la regolarizzazione attraverso lo scudo evita la persecuzione da parte del Fisco – sia da parte di molti imprenditori che vogliono rimborsare prestiti bancari che sono divenuti con la crisi troppo onerosi. È altrettanto evidente, però, che la strada del rientro dei capitali non sarà in discesa: gli evasori più convinti non saranno propensi a rimpatriare i loro capitali proprio nel momento in cui il rapporto debito/Pil del Paese sale.
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