Decreto crescita. Anc e Confimi, trasparenza con rischio restituzioni massive

Pubblicato il 13 aprile 2019

Anc e Confimi industria intervengono sugli obblighi di trasparenza delle erogazioni pubbliche fissati dal Dl crescita a partire già dagli importi percepiti a decorrere dal 1° gennaio 2018 (riformulazione dei commi da 125 a 129 della legge n. 124/2017): amplificano le problematiche estendendole anche a chi non è obbligato a redigere la nota integrativa (micro srl ex 2435-ter cc) o a depositare il bilancio (imprese individuali e società di persone).

Preoccupa la previsione che la mancata indicazione in nota integrativa o – per chi non è obbligato a depositare il bilancio al R.I./CCIAA – sul proprio sito o su quello della propria associazione di categoria di “sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti, in denaro o in natura, privi di natura corrispettiva retributiva o risarcitoria”, ricevuti da amministrazioni e società pubbliche, laddove cumulativamente non inferiori a € 10.000, sia sanzionata con l’obbligo di restituire le somme – pur lecitamente ricevute – entro tre mesi.

Il rischio è di restituzioni massive

Il monito arriva da Anc e Confimi Industria (Confederazione dell’industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata) che, congiuntamente nella nota dell’11 aprile 2019, suggeriscono di valutare urgentemente correzioni volte a:

  1. individuare una moratoria nella prima fase applicativa o al limite una sanzione formale fissa, applicabile una sola volta per periodo d’imposta, eventualmente differenziata per dimensione aziendale;
  2. chiarire che l’obbligo informativo riguarda esclusivamente le misure la cui istruttoria è iniziata successivamente al periodo d’imposta in corso al 31/12/2017, non essendo pertanto sanzionabile l’eventuale mancata elencazione di agevolazioni concesse precedentemente ma erogate o fruite dal 2018;
  3. ripristinare per le microimprese societarie (art. 2435-ter cc), le società di persone e le imprese individuali l’esonero dagli obblighi di trasparenza quantomeno in una prima fase applicativa di tre anni (2018-2020);
  4. riconsiderare la soglia di irrilevanza (10.000 euro) con riferimento alla singola agevolazione e non in senso cumulativo (almeno per il primo triennio).

Il punto sul Dl Crescita

Riduzione dell’Ires per le imprese che reinvestono gli utili in azienda. Il decreto crescita prrevede l'Ires al 20,5 % a regime dal 2022: l’aliquota, oggi al 24%, scenderà al 22,5 per il 2019, al 21,5% per il 2020, al 21% per il 2021 e al 20,5% per il 2022.

Per la copertura rallenta la progressione triennale dell’aumento della deducibilità dall’Ires e dall’Irpef dell’Imu sui capannoni delle imprese: per il 2019 la percentuale di deduzione Ires - Irpef sarà al 50%, per il 2020 al 60%, a regime dal 2021 sarà al 70%.

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