Dl 65/2015 in “GU”. Al via la rivalutazione delle pensioni per fasce

Pubblicato il 22 maggio 2015 Il decreto legge n. 65/2015, varato lunedì 18 maggio dal Consiglio dei ministri, è approdato in “Gazzetta Ufficiale” n. 116 ed è entrato in vigore dallo stesso giorno di pubblicazione: il 21 maggio 2015.

Il provvedimento recante “Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR”, oltre a stanziare fondi per la Cig in deroga e prevedere finanziamenti agevolati per i datori di lavoro che non vogliono corrispondere il Tfr in busta paga con risorse proprie, propone anche un meccanismo per calcolare i rimborsi per la mancata rivalutazione delle pensioni, trovando così una soluzione al problema innescato dalla sentenza della Corte Costituzionale (n.70/2015), che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione deciso dal Governo Monti.

Il decreto prevede di risolvere la questione dei rimborsi per la mancata rivalutazione delle pensioni in due tempi, al fine di evitare che tali esborsi possano gravare troppo sul bilancio pubblico, prevedendo un contenimento dei pagamenti grazie ad una suddivisione delle annualità.

Rivalutazione per scala progressiva

Nello specifico, si contemplano due fasce di rivalutazione.

Per le annualità 2012-2013, sono fatte salve le pensioni fino a tre volte il minimo (ossia fino a 1.500 euro), che saranno rivalutate al 100% per il passato, per il presente e per il futuro. Saranno, invece, rivalutate al 40% le pensioni tra tre e quattro volte il minimo, al 20% quelle tra quattro e cinque volte il minimo e, infine, al 10% quelle tra cinque e sei volte il minimo. Per gli assegni che superano le sei volte il minimo non ci sarà alcune adeguamento.

Per le annualità 2014 e 2015, la rivalutazione è stabilità nella misura del 20%, mentre a decorrere dall’anno 2016 la percentuale sale al 50%.

Secondo quanto si legge nel decreto, le somme dovute verranno corrisposte dal 1° agosto 2015 anche se è specificato a chiare lettere che le misure citate danno attuazione alla sentenza della Consulta “nel rispetto del principio dell’equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche in funzione della salvaguardia della solidarietà intergenerazionale”.
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