Il benefit non tiene il passo dell’euro

Pubblicato il 12 giugno 2006

Il tanto atteso adeguamento può ancora aspettare. Sono passati anni da che si attendeva il varo dei decreti per l’adeguamento automatico degli importi massimi e nulla è stato fatto: le esenzioni per le indennità, per le liberalità e per alcuni benefit concessi ai dipendenti sono ancorati, infatti, ai valori fissati dieci anni fa e scontano, quindi, u'inflazione superiore al 15% e, soprattutto, un pesante “effetto euro”. Stessa sorte è toccata a tutti quegli importi fissi che il Fisco concede ai contribuenti come sconto individuale nella determinazione del proprio reddito.

Anche gli importi degli oneri deducibili o detraibili sono fermi ai livelli di dieci anni fa. Un esempio è rappresentato dalla detrazione degli interessi passivi sui mutui per l’abitazione principale, il cui tetto è ancorato a 3.615,20 euro dal 1994 e dalla deduzione per le erogazioni liberali a favore di alcune Chiese, pari a 1.032,91 euro, che addirittura si rifanno ai valori introdotti nel prescindere dall’inflazione, soprattutto l’avvento dell’euro ha ridotto il risparmio di imposta per chi sostiene queste spese.

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