Infortunio in itinere in bicicletta

Pubblicato il 18 aprile 2016

Ai fini della valutazione circa la sussistenza di un infortunio in itinere, la legittimità del ricorso al mezzo privato (nella specie, la bicicletta) non va valutata solo in relazione alla distanza che separa l’abitazione dal luogo di lavoro (nella specie, esigua), bensì in relazione ad un criterio di normalità-razionalità che tenga conto di vari standards comportamentali esistenti nella società civile, rispondenti a valori guida dell’ordinamento all'interno di un determinato contesto socio economico.

In altre parole, l’utilizzo della bicicletta da parte del lavoratore per recarsi al lavoro, deve essere valutato in relazione al costume sociale, alle esigenze familiari, alla presenza ed organizzazione dei mezzi pubblici, alla tipologia del percorso effettuato, alla conformazione dei luoghi, alle condizioni climatiche in atto e, non da ultimo, alla tendenza presente nell'ordinamento e volta ad incentivare l’uso della bicicletta, in base a quanto emerge dalla recente Legge n. 221 del 28 dicembre 2015.

E’ quanto precisato dalla Corte di Cassazione, sezione lavoro, accogliendo il ricorso di un lavoratore contro l’Inail, volto al riconoscimento di un infortunio in itinere, allorché, facendo ritorno a casa in bicicletta dopo il turno di lavoro, veniva colpito da un motociclo.

Legittimo l’uso della bici Per stare più vicini alla famiglia

Secondo la Corte, in particolare, è innegabile che le modalità di percorrenza del tragitto casa – lavoro (seppur breve) con mezzo privato, possano corrispondere anche ad esigenze di un più intenso rapporto con la comunità familiare, nonché ad esigenze di raggiungere in maniera riposata e distesa i luoghi di lavoro. In tal modo assicurando un proficuo apporto all'organizzazione produttiva nel quale il lavoratore è inserito.

Più tempo libero, meno costi sociali ed ambientali

Né pare azzardato sostenere che l’uso del mezzo privato possa corrispondere ad una sorta di più accentuata gratificazione dell’attività lavorativa, in corrispondenza alla tendenza largamente presente nella società civile di riduzione del conflitto tempo libero – lavoro.

Ed in tale ottica – concludono gli ermellini con sentenza n. 7313 del 13 aprile 2016 – rileva pure l’ulteriore tendenza, divenuta sempre più pressante, a favorire l’utilizzo della bicicletta in quanto mezzo che riduce i costi sociali ed ambientali, al punto che non sono pochi i comuni che mettono a disposizione biciclette gratuite per gli spostamenti urbani casa – lavoro, anche di breve durata (come nella specie).

 

 

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