Inl al Senato. Il divieto di licenziare blocca la cessazione

Pubblicato il 03 luglio 2020

La Commissione lavoro del Senato ha ascoltato l’Inl sulle "Ricadute occupazionali dell'epidemia da Covid-19, azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro". Sulla questione del blocco dei licenziamenti a causa dell’emergenza COVID-19, introdotto dal Cura Italia, dal 17 marzo al 17 agosto 2020 (e forse oggetto di proroga) di licenziare per motivi economici, l’Ispettorato - per voce di Danilo Papa, a capo della direzione centrale coordinamento giuridico - porta all’attenzione della Commissione anzitutto la situazione di stallo per le imprese sostanzialmente a fine vita, impossibilitate a cessare l’attività per l’impossibilità di licenziare.

Le alternative paiono essere la prosecuzione formale dell’attività o il licenziamento con il ricorso alla conciliazione in sede sindacale con la rinuncia alla impugnazione.

Dai dati che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fornito all’Ispettorato, infatti, al fine di intraprendere azioni accertative sulle cessazioni dei rapporti di lavoro risulta che, pur in costanza del divieto di cui al citato art. 46 del d.l. n. 18/2020, nel periodo 29 maggio - 11 giugno 2020 n. 1168 lavoratori sono stati interessati da licenziamenti.

Il quadro delle ricadute

Il tessuto imprenditoriale così fortemente colpito sarà incapace di mantenere inalterato il livello occupazionale precedente all’emergenza e le ricadute potranno valutarsi esclusivamente superato il divieto di licenziamento introdotto dall’art. 46 del d.l. n. 18/2020 e vigente sino alla metà del prossimo mese di agosto.

L’Inl aggiunge che dai contatti, anche informali, che intrattiene con diverse organizzazioni datoriali e sindacali la tematica occupazionale emerge in tutta la sua gravità, se non altro in ragione delle frequenti richieste di parere che sopraggiungono proprio in relazione alla necessità per molte imprese di procedere comunque al licenziamento per l’impossibilità di riprendere, dopo il lockdown, la propria attività.

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