L'uso dell'Intelligenza Artificiale, in tutte le sue forme e applicazioni, sta entrando nel nostro agire quotidiano, modificando processi aziendali interni già consolidati e rimodulando tempi e modalità di lavoro.
Nel mondo del lavoro, la rivoluzione in atto coinvolge aziende di ogni dimensione, professionisti e lavoratori tutti.
L'Intelligenza Artificiale, con la sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di creare testi e immagini in risposta a mirati input o prompt nonché con la capacità di fare previsioni grazie agli algoritmi di machine learning, è in grado di ottimizzare i processi lavorativi e supportare quelli decisionali. Il suo utilizzo tuttavia solleva numerose questioni di natura etica, sociale e giuridica.
L'Europa e l'Italia si stanno adoperando per creare un quadro normativo che assicuri certezza giuridica e garantisca un approccio antropocentrico che metta sempre al centro l'individuo, nel rispetto dei suoi diritti fondamentali.
“L'IA dovrebbe essere una tecnologia antropocentrica. Dovrebbe fungere da strumento per le persone, con il fine ultimo di migliorare il benessere degli esseri umani”, statuisce il Regolamento UE sull'intelligenza artificiale, noto come AI Act.
Il 1° agosto 2024 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2024/1689 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 giugno 2024, che stabilisce regole armonizzate sull'intelligenza artificiale.
L’AI Act è il primo atto normativo europeo a disciplinare la materia. Il suo scopo è garantire che i sistemi di intelligenza artificiale nell'Unione siano sicuri, etici e affidabili.
Le norme fissano un quadro giuridico uniforme per l'immissione sul mercato, la messa in servizio e l'uso e lo sviluppo di sistemi di IA.
Il regolamento affronta i rischi connessi all'utilizzo dell'IA, classificandoli in quattro livelli e modulando regole e sanzioni in base al grado di rischio.
Tra i settori a rischio elevato c'è anche l’ambito lavorativo. Specificatamente, sono ad alto rischio i sistemi di IA destinati a essere utilizzati:
Le aziende che utilizzano IA ad alto rischio devono garantire che il loro funzionamento sia sufficientemente trasparente e che i sistemi in uso siano sempre soggetti a supervisione umana al fine di evitare che decisioni automatizzate possano ledere la dignità e le opportunità professionali dei lavoratori. Obbligatori audit regolari.
Il Regolamento prevede inoltre sanzioni pecuniarie per chi viola le disposizioni, il cui importo è calcolato sulla base di una percentuale del fatturato complessivo realizzato dalla società, riproporzionato per le PMI.
Un codice di buone pratiche, la cui versione finale è stata trasmessa il 10 luglio 2025 alla Commissione europea, aiuta a conformarsi alle norme del regolamento sull'IA per finalità generali, in vigore il 2 agosto 2025.
In Italia, il disegno di legge recante disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale sta completando il suo iter parlamentare (il provvedimento è tornato all'esame del Senato per la terza lettura).
Ma cosa pensano imprese e lavoratori dell'intelligenza artificiale?
Una interessante fotografia delle tendenze e dell'orientamento generale è fornita dall'indagine Excelsior 2024, con focus dedicato all'IA.
Nel 2024, in Italia, il tasso medio di adozione dell’IA è stato dell'11,4% e ne fanno più uso le grandi imprese (il 35,2% ha almeno 500 dipendenti, percentuale che scende al 22,6% per le imprese con 250-499 dipendenti e al 9,8% per le microimprese con 1-9 dipendenti).
Il settore produttivo con maggiore propensione all’adozione dell’IA è quello dei servizi (12,6%): se ne fa uso, in particolare, nei settori informatici, telecomunicazioni, finanziari e assicurativi.
L'IA è utilizzata soprattutto per la gestione economica e finanziaria, nell’area del marketing, promozione digitale e commercio elettronico. E si ricorre all'IA per operazioni di servizio, quali analisi documentale (18,3%), ottimizzazione e l’assistenza alla clientela tramite sistemi CRM (14,9%) e trattamento del linguaggio scritto o parlato (13,5%).
Molto interessanti sono anche le motivazioni delle imprese che si dichiarano contrarie all'adozione dell'IA: c'è chi dice di non sapere come introdurre efficacemente soluzioni e sistemi AI in ambito aziendale (69,9%), mentre il 15,6% non ritiene che tali tecnologie possano produrre benefici significativi al proprio modello di business.
La diffusione dell'Intelligenza Artificiale porta con sé, come ogni cambiamento che si rispetti, paure e aspettative.
Forte è la preoccupazione che tali tecnologie possano comportare la perdita di posti di lavoro e altrettanto grande la diffidenza verso uno strumento di cui non si conoscono ancora appieno i possibili sviluppi e le reali potenzialità.
Riteniamo tuttavia che l'uso dell'IA, se sapientemente diretto e guidato dall'uomo, non potrà che portare benefici.
Il suo ingresso nel mondo del lavoro potrebbe ridurre i tempi di lavoro, incrementando la produttività, attraendo nuovi talenti, consentendo la creazione di nuove figure professionali. Inoltre la sua adozione migliora le condizioni di lavoro, sollevando i lavoratori dalle prestazioni più ripetitive per dedicarsi ad attività più qualificate.
Centrale resta tuttavia il tema delle competenze digitali e dell'alfabetizzazione in materia di IA.
Le aziende dovranno formare i dipendenti, con percorsi di formazione dedicati, in upskilling e reskilling. Le microimprese, che potrebbero incontrare maggiore difficoltà per mancanza di adeguate risorse, dovrebbero essere sostenute negli investimenti.
In conclusione, l’Intelligenza Artificiale rappresenta una grande opportunità per il mondo del lavoro, ma la sua adozione deve essere guidata affinché “possa essere un motore di sviluppo e non un fattore di disuguaglianza” A tal fine, è necessario, suggerisce il Ministero del lavoro nelle Linee guida per l’implementazione dell’IA nel mondo del lavoro :
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".