Omicidio colposo a carico di educatrice e bagnino a causa dell'annegamento del minore

Pubblicato il 05 giugno 2013 La Corte di cassazione, con la sentenza n. 24165 del 4 giugno 2013, ha confermato la condanna per omicidio colposo pronunciata nei confronti di un'educatrice e di una assistente ai bagnanti per l'incidente mortale occorso ad un bambino minore di dodici anni mentre si trovava in piscina.

Secondo la Quarta sezione penale, l'educatrice era venuta meno al dovere di vigilare costantemente sul minore lei affidato, “proprio ai fine di far fronte a pronta valutazione di situazioni rischiose non percepite come tali dal bambino a causa della sua immaturità, come la necessità di uscire dall’acqua e chiedere immediato aiuto ai sopravvenire di un malore”.

Dal suo canto, l'assistente era da ritenere responsabile in quanto il suo compito era proprio quello di scongiurare sul nascere situazioni di pericolo, non solo ove le stesse appaiano macroscopicamente percepibili, “ma soprattutto nelle ipotesi in cui il bagnante, vittima di un malore, manifestatosi in forma subdola, si abbandoni inerte e silente, sull'acqua”.
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