Reddito di Cittadinanza (RdC) alla prova delle politiche attive

Pubblicato il 31 agosto 2019

Parte lunedì 2 settembre 2019 il giorno a decorrere dal quale i Centri per l’Impiego (CpI) convocano la prima tranche di beneficiari del Reddito di Cittadinanza (RdC) per inserirli in un percorso di politiche attive guidato dai navigator. Il RdC è dunque giunto alla “fase 2”, che rappresenta il momento a partire dal quale i CpI hanno il compito di ricollocare i percettori sul mercato del lavoro. Al primo appello dovranno rispondere i soggetti che hanno iniziato a intascare il sussidio nei mesi da aprile a luglio. Si tratta di 704mila beneficiari, di cui il 65% residenti nel Sud Italia.

Reddito di Cittadinanza (RdC), convocazione dei CpI

Come previsto dalla norma, la fase 2 sarebbe dovuta scattare nei 30 giorni successivi al rilascio della “RdC card”. Tuttavia, per problemi legati agli accordi Stato-Regioni, è stata variata la tabella di marcia. Infatti, il predetto termine, in base al nuovo accordo Anpal-Regioni, decorre dal 2 settembre 2019. Dunque, i CpI hanno tempo fino al 2 ottobre 2019 per convocare i soggetti interessati. Questi ultimi potranno utilizzare qualsiasi modalità di chiamata, quindi anche sms o email, visto il ritardo nel decollo della nuova piattaforma web integrata.

Reddito di Cittadinanza (RdC), cosa prevede la “fase 2”?

La “fase 2” consiste nella convocazioni dei percettori del RdC, al fine di fargli firmare il “Patto per il Lavoro”, contenente l’insieme delle politiche attive per il reinserimento dello stesso nel mondo del lavoro. Tra gli impegni previsti vi rientra quello di accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue (una in caso di rinnovo).

Si ricorda, infine, che per ricevere il RdC è necessario rispettare alcune “condizionalità” che riguardano:

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