Riflessioni post voucher, si tornerà al lavoro a chiamata

Pubblicato il 11 aprile 2017

Nel corso dell'ottava edizione del convegno “Tuttolavoro”, il consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi, ha ribadito quanto già anticipato dall'Esecutivo a ridosso dell'emanazione del decreto legge n. 25/2017, che ha abrogato con effetto immediato la disciplina del lavoro accessorio lasciando aperta, fino alla fine dell’anno, la possibilità di usare i voucher già acquistati entro quella data.

Il consigliere economico, pur essendo stato fra i padri intellettuali del Jobs Act, tiene a sottolineare che, secondo lui, la cancellazione dello strumento dei voucher non intacca la struttura delle riforme del mercato del lavoro.

Esprimendosi al riguardo, Leonardi ha affermato che “i voucher sono usati in Europa esclusivamente per le famiglie e il no profit, non per le aziende e l’Italia non poteva che seguire la stessa strada anche alla luce del fatto che il Jobs act punta sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro”.

Le possibili alternative ai voucher

I voucher per il lavoro accessorio, che per il consigliere economico rappresentano un “esempio lampante delle polverizzazione del mondo del lavoro”, saranno sostituiti da un nuovo strumento per le famiglie, mentre per le piccole imprese sono allo studio nuove possibilità.

Il modello a cui ispirarsi è quello europeo, che punta sull'utilizzo di contratti e non di voucher.

Le Pmi, per esempio, potranno utilizzare anche se non in modo estensivo il lavoro a chiamata (job on call), che sarà reso ancora più semplice. Infatti, grazie all'utilizzo delle attuali tecnologie, le imprese sono già in grado di pagare il lavoro accessorio e intermittente tutto su piattaforme digitali e orari e corrispettivi diventano più semplici da tracciare.

Dunque, due sono gli obiettivi prioritari del Governo:

Tra le proposte al vaglio del Governo, infatti, vi è proprio quella che vede incentivare l'alternanza grazie ad una decontribuzione di tre anni in caso di assunzione del giovane entro sei mesi. Con l'alternanza divenuta obbligatoria, si vuole spostare il nostro Paese verso il modello tedesco, in base al quale i giovani trovano lavoro entro tre mesi dal diploma, contro i 14 mesi che servono in Italia ad un giovane per trovare lavoro dalla data del diploma. Sulla base di tali dati, quindi, si deve intervenire prima dell'arrivo al titolo di studio.

APE: iter da completare e debutto in ritardo

Relativamente all'Anticipo pensionistico volontario, sempre nel corso di “Tuttolavoro”, il consigliere economico Leonardi ha annunciato che il debutto previsto dalle norme per il 1° maggio 2017, è destinato a slittare.

L’Ape volontaria avrà tempi più lunghi, dal momento che l'iter burocratico è piuttosto complesso ed, inoltre, serve tempo per la costituzione di una piattaforma elettronica dove fare la richiesta. I tecnici del Governo fanno sapere, comunque, che si sta cercando di rispettare la scadenza fissata ed il ritardo potrebbe essere contenuto in circa 15 giorni.

L’introduzione dell’Ape volontaria - di cui non è facile prevedere i numeri delle persone che ne potrebbero essere coinvolte - al fianco dell'Ape sociale - che si stima potrebbe essere utilizzato da circa 50/60mila persone - rappresenta un tassello importante sul fronte della flessibilità in uscita dei lavoratori: di fatto, “un’opzione in più sul fronte della flessibilità, sussidiata dallo Stato, che determina un prestito che costa circa la metà rispetto a quanto dovrebbe pagare una persona per rivolgersi al mercato”. Mentre, per esempio, rispetto al part time pre-pensione, l'Ape volontaria offre due vantaggi: si può chiedere quanta se ne vuole e le aziende possono contribuire a pagare il montante contributivo iniziale che aiuta ad abbattere o annullare il costo della rata.

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