Riforma forense. Le condizioni del Governo

Pubblicato il 06 settembre 2012 Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha risposto favorevolmente alla richiesta di parere sollecitatole dal presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Buongiorno, sull’assegnazione alla commissione dalla stessa presieduta, in sede deliberante, del testo di riforma della professione forense.

Tale assegnazione, tuttavia – si legge nel testo della lettera che la Severino ha in proposito inviato, lo scorso 5 settembre, alla Buongiorno – è subordinata allo stralcio dal testo in discussione di una serie di misure che – a detta del ministro – meriterebbero “un eventuale approfondimento da parte dell'aula”.

Le disposizioni maggiormente in discussione sono quelle relative alla riserva a favore degli avvocati in materia di consulenza legale e assistenza stragiudiziale prevista nell’articolo 2 del testo di riforma, la previsione di cui all’articolo 9 relativa alle specializzazioni, con riferimento in particolare all’esclusione della possibilità di considerare l'esperienza maturata sul campo dagli iscritti da meno di 20 anni, in alternativa alla frequenza dei corsi.

Ritenuti da rivedere anche l'articolo 10 sulla pubblicità i cui limiti sono ancora visti come troppo restrittivi, l’articolo 13, comma 8, relativo alle tariffe ai sensi del quale il Consiglio nazionale forense potrebbe imporre in via autoritativa il compenso al cliente nonché l’articolo 18 sulle incompatibilità, troppe ed ingiustificate secondo il Governo.

Con riferimento al tirocinio, inoltre, sarebbe da ridurre la durata dei 24 mesi nonché da modificare l’esclusione prevista per gli impiegati pubblici.

Tutte queste condizioni vengono tacciate come “inaccettabili” dal Consiglio nazionale forense che, con comunicato del 5 settembre, informa gli avvocati dell’indizione di una riunione presso il Cnf con la Cassa, i presidenti degli Ordini forensi, le Unioni, l’Oua e le Associazioni forensi rappresentate nel Congresso per fare il punto della situazione.

Prendiamo atto di questa decisione” - sottolinea Guido Alpa, presidente del Cnf -“tuttavia le condizioni poste dal Governo appaiono non solo irrispettose dell’autonomia del Parlamento ma mettono anche a rischio alcune scelte normative irrinunciabili della riforma forense a tutela dei principi di autonomia e indipendenza di una professione che ha rilievo costituzionale”.

Per Maurizio de Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell’avvocatura, il rinvio all’aula di tutte le questioni centrali per il rilancio della professione forense sarebbe “sbagliato", nonché "penalizzante”.
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