Risponde di furto in abitazione l'assistito che ruba presso lo studio medico

Pubblicato il 04 aprile 2011 I giudici di Cassazione, con sentenza n. 10187 del 14 marzo 2011, hanno confermato la condanna per furto in abitazione impartita nei gradi precedenti nei confronti di una donna che, mentre si trovava presso lo studio del dentista per una visita, aveva approfittato dell'allontanamento del medico per aprire il cassetto della scrivania ed appropriarsi dei soldi ivi nascosti.

La difesa dell'imputata puntava sull'errata qualificazione del furto di specie, da considerare come ordinario, e quindi punito più lievemente in quanto l'ambulatorio non poteva essere ritenuto alla stregua di una casa privata.

Diversa l'interpretazione della Corte di legittimità, secondo cui lo studio del professionista andava considerato come una privata dimora in quanto luogo in cui vengono svolti anche atti di vita personale.

Per i giudici della Quinta sezione penale è, infatti, “da ritenersi luogo destinato in tutto o in parte a privata dimora qualsiasi luogo nel quale le persone si trattengano per compiere, anche in modo transitorio e contingente, atti della loro vita privata, come studi professionali, stabilimenti industriali ed esercizi commerciali”.
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