Riutilizzabili dal Fisco le prove raccolte anche per accertamenti diversi

Pubblicato il 31 agosto 2013 Con l'ordinanza n. 20013, del 30 agosto 2013, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso dell'Agenzia delle entrate e stabilisce che è valido un atto impositivo emesso dall'Amministrazione sulla base di presunzioni raccolte relativamente ad un'altra imposta.

Il caso riguarda il proprietario di una tabaccheria raggiunto da un atto impositivo per accertamento della maggiore imposta Irpef generata da presunzioni che il Fisco aveva raccolto per la verifica dell'imposta di registro sulla cessione. Il valore della cessione indicato in bilancio era inferiore rispetto a quanto accertato ai fini dell'imposta di registro.

La Corte sottolinea la legittimità di un secondo utilizzo di elementi probatori di cui gli Uffici si sono avvalsi in precedenza, utili a provare il fatto posto a base dell'accertamento, come nel caso di specie.

Spetta poi al contribuente l'onere di provare l'inesattezza dell'accertamento.
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Contributi Inpgi, le prossime scadenze da ricordare

23/06/2025

Accesso abusivo alle e-mail dei dipendenti: amministratore IT condannato

23/06/2025

Revoca dall'uso aziendale di non assorbire il superminimo: quando è legittima

23/06/2025

Il periodo di prova

23/06/2025

Dimissioni per fatti concludenti

23/06/2025

Dl Omnibus 2025: Sugar Tax rinviata e IVA ridotta per l’arte

23/06/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy