Sconti Inps, la parola ai giudici

Pubblicato il 30 marzo 2006

Dopo che , con due sentenze della Corte di giustizia (C-310/99 e C-99/02) e con una decisione della Commissione europea, aveva considerato gli sgravi sui contratti di formazione e lavoro come degli “aiuti di Stato” incompatibili con la normativa comunitaria, imponendone dunque la restituzione, la vicenda è passata nelle mani dell’Inps. Il percorso dell’Istituto è apparso giuridicamente obbligato: il Cda dell’Ente previdenziale ha bocciato all’unanimità i ricorsi amministrativi presentati da 313 aziende contro la restituzione degli sgravi contributivi sui Cfl. La decisione ha ribaltato la precedente delibera del Comitato amministratore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti Inps, che aveva invece accolto le istanze. Le prossime mosse dovrebbero essere le seguenti: prima, la partenza degli avvisi per informare le aziende della possibilità di restituire gli sgravi in 60 rate; poi, l’invio delle cartelle esattoriali vere e proprie. In teoria le imprese italiane che devono restituire gli sgravi sono 270mila, anche se l’Inps ha limitato l’operazione di recupero alle 1.459 aziende che tra il novembre 1995 e il maggio 2001 hanno beneficiato di “bonus” superiori a 250mila euro. A questo punto, le imprese hanno due strade da seguire: aspettare l’arrivo delle cartelle esattoriali Inps, ricorrendo entro 40 giorni, oppure giocare d’anticipo attraverso giudizi avviati autonomamente. Si è costituito, pertanto, un pool di avvocati di Confindustria, Abi e Confcommercio per decidere quali contromosse adottare.  

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