Studi di settore, scelta libera

Pubblicato il 09 giugno 2007

Con un comunicato del vice-ministro dell’economia, Vincenzo Visco, diffuso venerdì, il Governo cerca di calmare la polemica sugli studi di settore e sulle dichiarazioni dei redditi 2007, chiarendo che non è obbligatorio allinearsi ai nuovi indici e che in sede di controllo potranno essere utilizzati nuovi studi revisionati più favorevoli ai contribuenti. Questa apertura però non rassicura Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti che, in un documento unitario illustrato a Milano, poche ore prima della diffusione del comunicato, hanno chiesto la sospensione dell’applicazione degli indicatori di normalità economica ai fini dell’accertamento e l’immediata apertura del tavolo per la revisione. I presidenti delle cinque associazioni firmatarie del documento, nonostante i chiarimenti del comunicato, si dicono sfiduciati in quanto troppe volte ai proclami e alle promesse non hanno fatto seguito i fatti. La tensione resta dunque alta, ma almeno per il momento non dovrebbe portare a forme di protesta estreme. L’apertura di Visco è stata accolta con soddisfazione da Pietro Panzetta del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro che, però, sottolinea il fatto che un comunicato costituisce solo il primo passo. 2007 dice il contrario: dunque occorre che la posizione di Visco sia codificata a livello legislativo. Dottori commercialisti e ragionieri, dal canto loro, vogliono concedere al vice-ministro un’apertura di credito.

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