Testamento biologico, giuristi critici

Pubblicato il 21 marzo 2009

Nel corso del IV Congresso di aggiornamento professionale organizzato dal Consiglio nazionale forense, avvocati e professori di diritto civile hanno manifestato diverse perplessità in ordine al disegno di legge sul testamento biologico in discussione in Parlamento in questi giorni. I nodi principali riguardano la forma che deve assumere la manifestazione di volontà del paziente e l'effettivo obbligo per il medico di attenersi alle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat). Così, Luigi Balestra, ordinario di diritto privato all'università di Bologna, ritiene che la norma sul divieto di interruzione di idratazione e alimentazione metta in forse la stessa ragione del biotestamento. Per Carlo Venditti, ordinario di diritto civile a Napoli, il principio di autodeterminazione del paziente risulterebbe “fortemente limitato e circoscritto” nelle norme che prevedono la forma scritta e la data certa delle dat, e sulla enunciazione del loro essere vincolanti, alla quale si contrappone la libertà del medico di seguirle o meno.

I giuristi, poi, hanno anche mosso nuove critiche anche nei confronti delle nuove norme di riforma del processo civile, inserite nel ddl sulla competitività già approvate dal senato e ora all'esame della Camera. Vengono così auspicate una riformulazione del filtro in Cassazione, l'abolizione della competenza del giudice di pace in materia previdenziale, l'applicazione di misure coercitive anche alla materia del lavoro e l'eliminazione del processo sommario.

Sempre ieri si è tenuta la seconda giornata del congresso dell'Anf; Milena Liuzzi, presidente dell'associazione, ritiene necessario che la Cassa, in proposito, indica un referendum tra tutti i suoi iscritti.
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