Una tutela ad assetto variabile

Pubblicato il 08 maggio 2006

Dopo circa due anni e mezzo dall’entrata in vigore del Codice privacy, che ha sostituito la legge 675/1996, l’applicazione della nuova disciplina appare ancora piuttosto complessa tanto da non far placare la dialettica al riguardo. Ordini professionali e settori industriali hanno cercato in tutti i modi di alleviare gli impatti applicativi che i nuovi obblighi in materia di riservatezza dei dati personali comportano. Non ha fatto eccezione nemmeno amministrazione: ci sono voluti sette anni, ma poi anche ha dovuto cedere, con gli uffici pubblici che dovranno sottostare agli obblighi di riservatezza quando utilizzeranno dati personali sensibili come quelli sulla salute, il sesso, l’appartenenza politica, sindacale, il credo religioso eccetera. La data fissata é quella del 15 maggio: entro questo giorno, infatti, i soggetti pubblici dovranno dotarsi dei regolamenti per poter continuare ad utilizzare i dati personali e per garantirne un uso corretto. Ulteriori proroghe non sono, al momento, possibili. Il Garante della privacy aveva più volte sollecitato le amministrazioni a mettersi in regola, ma i tanti rinvii accordati dal legislatore avevano permesso agli uffici di ritardare gli adempimenti e neanche l’arrivo del Codice della privacy – entrato in vigore il primo gennaio 2004 – era riuscito a risolvere la situazione. Finalmente, dopo una lunga attesa, il momento sembra ora essere giunto: le condizioni imposte dal Dlgs 135 del 1999 sono divenute operative. Resta, però, da verificare come gli uffici pubblici si presenteranno alla scadenza della prossima settimana, mentre per chi non si adegua in tempo si prospetta il rischio di danno erariale.   

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