Auto aziendali, rimborsi Iva a ritmo rallentato

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Una piccola parte delle somme chieste a rimborso da imprese e professionisti per l’Iva corrisposta sulle auto aziendali, dietro la legittimazione venuta con l’oramai stranota sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee emessa il 14 settembre 2006, è stata restituita: l’importo reclamato a marzo scorso ha superato il miliardo di euro, a fronte di una cifra di rimborso pari a 28 milioni al termine dello scorso anno, mentre altri 429,4 milioni (per 113 mila istanze) dovrebbero essere restituiti durante il 2008.

Il percorso transitato con maggiore interesse è del rimborso forfettario: il 40% dell’Iva non detratta dal 2003 al 2006 sulle auto aziendali. Le domande, che andavano presentate entro il 22 ottobre 2007, si sono attestate a poco meno di 231 mila ed hanno presentato un conto complessivo di circa 847 milioni.

E’ singolare, nella vicenda dei rimborsi forfettari, il caso che qui segnaliamo di un contribuente della Regione Lombardia, al quale il Fisco (ufficio dell’Agenzia di Milano 1) ha negato il rimborso a forfait con una motivazione che pare risponda ad una richiesta “analitica”: benché egli non avesse presentato documenti (perchè non tenuto), l’ufficio fiscale assicura di avere esaminato “la richiesta e i documenti prodotti”. E nega la restituzione perché “non sussiste il collegamento oggettivo tra l’acquisto del veicolo e l’esercizio d’impresa, arte o professione del soggetto acquirente, non trattandosi di bene strettamente inerente all’attività svolta”. Ma l’obbligo di determinare la somma richiesta a rimborso basandosi sull’effettiva percentuale di inerenza dei beni all’attività d’impresa è stabilito, per l’appunto, in relazione alle istanze di rimborso “analitico” (di cui andiamo a scrivere nel prossimo capoverso), non per quelle a forfait.

Tornando ai tragitti praticabili, l’alternativo, ancora percorribile, è la domanda di restituzione di percentuali più alte, con gli importi individuati analiticamente, dell’Iva pagata e non detratta (al 6 marzo scorso, le istanze non erano neppure 9mila). In questo caso, c’è tempo fino al prossimo 15 novembre.

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