Concordato preventivo biennale per il 2024. Attese le regole

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Concordato preventivo biennale per il 2024. Attese le regole

Stanno prendendo corpo i decreti attuativi della Delega fiscale. Si ricorda che le commissioni a cui è stato affidato il compito di porre le basi dell’attuazione, di cui fanno parte circa duecento esperti, erano tenute ad inviare entro il 20 settembre 2023, ossia ieri, le proposte al comitato di coordinamento, presieduto dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Vista la complessità delle materie, sarà necessario un allungamento dei termini.

Pur alle prese con la Nota di aggiornamento al Def – in Consiglio dei Ministri il prossimo 28 settembre e da cui si capirà a quanto ammontano le risorse a disposizione per le varie misure – continua incessante il lavoro degli esperti per dare forma ai principi enucleati nella delega fiscale.

Stando alle bozze, uno degli interventi più gettonati è la detassazione (forse nella forma di imposta sostitutiva agevolata) delle tredicesime di lavoratori e pensionati, con la previsione di un limite reddituale (si parla di 35.000 euro). Il Ministro Leo è in attesa, come detto sopra, della NaDef per capire se sia possibile anticipare a dicembre 2023 l’applicazione della detassazione.

Ma tra le misure che si vogliono attuare ci sarebbero anche le imposte agevolate in caso di incrementi contrattuali, la deducibilità delle spese in caso di smart working, e la detassazione sui premi di produttività.

Dal lato dei lavoratori autonomi, un posto speciale viene occupato dal concordato preventivo biennale.

Sul punto, nel corso dello speciale Telefisco del 20 settembre 2023, è stato sentito il Viceministro dell'Economia Maurizio Leo.

Vediamone il funzionamento e le agevolazioni per chi vi aderisce.

Concordato preventivo biennale: come funziona

L’intenzione è di rendere il concordato preventivo per le partite Iva già operativo dal 1° gennaio 2024 con copertura per le annualità d'imposta 2024 e 2025.

Funzionamento: dall’Agenzia delle Entrate verrà presentata una proposta ai titolari di partita IVA, sulla base dei dati in proprio possesso, al fine di stabilire in via preventiva le imposte dovute.

Circa i dati, Leo afferma che si tratterà di gestire la massa di dati a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria: si tratta di quelli derivanti dalle fatture elettroniche (dal 1° gennaio 2024 l’obbligo si allargherà alle partite Iva in flat tax), che sono state 2,2 miliardi nel 2022, e dalle pagelle fiscali (Isa); le analisi predittive e l’intelligenza artificiale.

Dunque, saranno “invitati” al concordato preventivo biennale sia i soggetti Isa che i forfetari.

Il fisco, quindi, sarà in grado di calcolare al millimetro il reddito del contribuente e presentare una proposta: dice Leo “non è uno sconto e non è un condono, ma è una fotografia puntuale del reddito”.

Se arriva l’accettazione da parte del contribuente, lo stesso sarà a conoscenza in anticipo delle imposte dovute per il 2024 e per il 2025.

NOTA BENE: Non avranno rilevanza gli eventuali maggiori o minori redditi incassati rispetto a quelli oggetto di concordato; sarà obbligatorio rispettare gli adempimenti contabili e dichiarativi.

Secondo la delega fiscale, rimane l’applicazione dell’IVA secondo le regole ordinarie, comprese quelle riguardanti la trasmissione telematica dei corrispettivi e la fatturazione elettronica.

Si va incontro alla decadenza qualora, a seguito di accertamento, risulti che il contribuente non abbia correttamente documentato ricavi e compensi relativi agli anni oggetto del concordato e dei precedenti.

La non corretta documentazione si ha per un importo superiore a prestabilite soglie ritenute significative. Quindi, non tutti gli importi accertati rilevano ai fini del concordato,

Si esce dal perimetro del contratto con il fisco anche nel caso di commissione di altre violazioni fiscali di non lieve entità.

Cooperative compliance per imprese minori

Nell’ambito della cooperative compliance – uno dei punti per potenziare l’interlocuzione costante dei contribuenti con l’Agenzia delle Entrate – si punta ad allargare la platea dei potenziali fruitori attraverso la riduzione della soglia dimensionale di accesso al regime.

Si parla di abbassare tale limite fino a 100 milioni di euro di fatturato/volume d’affari.

Tale strumento permette ai soggetti fruitori, in possesso di un sistema di governo aziendale e di controllo interno (cd. Tax Control Framework), di comunicare e cooperare in maniera costante e collaborativa con l'amministrazione finanziaria, al fine di prevenire l'insorgere di potenziali controversie in ordine alle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali, potendo anche accedere a benefici premiali.

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