Contributo per interpelli al Fisco. Atteso decreto

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Contributo per interpelli al Fisco. Atteso decreto

Tra le maglie delle norme che compongono il decreto legislativo n. 219/2023, recante "Modifiche allo Statuto dei diritti del contribuente" ed entrato in vigore il 18 gennaio 2024, è presente una novità che ha destato scalpore tra i cittadini: la possibilità che l’interpello sia a pagamento.

Infatti, nell’ottica di perseguire un sempre migliore rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria, introdurre un contributo per avere delucidazioni sul comportamento da tenere è sembrata una contraddizione.

Documenti di supporto dell’Amministrazione finanziaria

Partiamo dall’analizzare come il Fisco, nella nuova riforma fiscale, intende dare supporto ai cittadini nell'applicazione delle disposizioni tributarie.

I veicoli saranno:

  • circolari interpretative e applicative;
  • consulenza giuridica;
  • interpello;
  • consultazione semplificata.

A mezzo delle circolari si forniranno primi chiarimenti sui contenuti delle nuove disposizioni tributarie; si offriranno aggiornamenti interpretativi conseguenti a nuovi orientamenti legislativi e giurisprudenziali; si daranno inquadramenti sistematici su tematiche di particolare complessità, oltre a dare istruzioni operative agli uffici interni.

Possibile, in tale ambito, che vengano avviate, prima dell’adozione del documento di prassi, delle interlocuzioni preventive con soggetti istituzionali ovvero con ordini professionali, associazioni di categoria o altri enti esponenziali di interessi collettivi.

Attraverso la consulenza giuridica, invece, si intende fornire chiarimenti interpretativi di disposizioni tributarie su casi di rilevanza generale che non riguardano singoli contribuenti.

Ancora, con la consultazione semplificata, le persone fisiche e i contribuenti di minori dimensioni possono accedere gratuitamente ad una apposita banca dati contenente i documenti suddetti, le risoluzioni e ogni altro atto interpretativo.

Alla consultazione semplificata sono ammessi anche i non residenti, le società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e le società ad esse equiparate che applicano il regime di contabilità semplificata.

Principi dell’interpello nella riforma fiscale

Il decreto legislativo n. 219/2023 stabilisce che il contribuente può interpellare l’Agenzia delle Entrate per ottenere una risposta attinente a fattispecie concrete e personali relativamente alla:

  • applicazione di disposizioni tributarie, quando sussistono condizioni di oggettiva incertezza sulla loro corretta interpretazione;
  • corretta qualificazione di fattispecie alla luce delle disposizioni tributarie ad esse applicabili;
  • disciplina dell'abuso del diritto in relazione a una specifica fattispecie;
  • disapplicazione di disposizioni tributarie che, per contrastare comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni, crediti d'imposta, o altre posizioni soggettive del contribuente altrimenti ammesse dall'ordinamento tributario, fornendo la dimostrazione che nella particolare fattispecie tali effetti elusivi non possono verificarsi;
  • sussistenza delle condizioni e valutazione della idoneità degli elementi probatori richiesti dalla legge per l'adozione di specifici regimi fiscali nei casi espressamente previsti dalla legge;
  • sussistenza delle condizioni e valutazione della idoneità degli elementi probatori richiesti dalla legge ai fini dell'articolo 24-bis del DPR n. 917/1986 (trasferimento della residenza fiscale in Italia da parte delle persone fisiche).

L'interpello è riservato ai soggetti che aderiscono al regime di cui agli articoli 3 e seguenti del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128 (regime dell’adempimento collaborativo), e ai soggetti che presentano le istanze di interpello di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147.

ATTENZIONE: Il decreto in parola stabilisce che la presentazione dell’istanza di interpello sarà subordinata al versamento di un contributo che sarà destinato a finanziare iniziative per implementare la formazione del personale dell’Agenzia delle Entrate.

Contributo per istanze di interpello

Come anticipato, l’introduzione dell’interpello a pagamento ha sollevato critiche considerando l’utilità che rappresenta per cittadini e professionisti che si trovano a dover applicare le norme tributarie ai singoli casi.

A spiegare il senso di tale norma è intervenuto in un convegno Ancot il viceministro all’Economia, Maurizio Leo.

Si comprende, ha detto Leo, la perplessità ma occorre anche considerare l’impegnativo lavoro svolto dal personale dell’Agenzia delle Entrate che in questi anni ha dovuto rispondere a 18.000 interpelli, con la possibilità che si commettano errori nelle valutazioni dei casi concreti.

Inoltre, visto che con gli altri tasselli della riforma fiscale sono stati introdotti la cooperative compliance e l’obbligo generalizzato del contraddittorio preventivo, va riorganizzato il personale che si occupa degli interpelli per permettere che rendano soluzioni impeccabili.

Si aggiunge che limiti all’utilizzo dell’interpello arrivano anche dal fatto che le persone fisiche e i contribuenti di minore dimensione potranno avvalersi, attraverso la consultazione semplificata, della banca dati gratuita.

Qualora non trovino adeguata risposta, allora potranno inoltrare istanza di interpello.

I contribuenti di maggiori dimensioni, invece, potranno presentare istanza di interpello in base all’articolo 11, comma 1 della legge 212/2000.

In ogni caso, per conoscere nei dettagli il costo e i casi in cui l’interpello sarà a pagamento è necessario attendere il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il costo, anticipa Leo, sarà comunque legato alla tipologia di contribuente, al suo volume d’affari o di ricavi e alla particolare rilevanza e complessità della questione oggetto di istanza.

Non sarà a pagamento l’interpello per la cooperative compliance.
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