Dal mattone 800 milioni con incognita

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La Finanziaria 2007 ha introdotto il criterio del valore normale nella lotta all’evasione nelle compravendite immobiliari, soprattutto tra imprese, che ha dato agli ispettori del Fisco la possibilità di rettifiche basate sulle rilevazioni periodiche dell’Osservatorio del mercato dell’agenzia del Territorio, articolate per zone omogenee e per tipologie di immobili, molto più vicine ai valori reali rispetto ai parametri catastali su cui ci si poteva basare prima della Manovra. Il nuovo criterio, però, non ha ancora dimostrato solidità rischiando di crollare all’impatto con le Commissioni tributarie italiane e con la Commissione europea, che ha già messo in mora l’Italia per le modalità di calcolo dell’Iva sugli immobili basate su un valore stimato invece che sull’effettivo importo ottenuto. Ad esempio, nella sentenza della Ctp di Reggio Emilia – sezione 1, n. 55/08 – si afferma che la gravità, la precisione e la concordanza, necessarie per operare una rettifica analitico-induttiva, sono caratteristiche totalmente assenti nei dati Omi su cui si basa il calcolo del valore normale che è frutto di elaborazioni statistiche per medie.

Il punto che fa convergere le vedute dei giudici nazionali con quelle dei giudici comunitari è che un valore stimato, in assenza di altri elementi, non è un presupposto sufficiente per giustificare le maggiori pretese erariali.

In proposito, nell’analisi viene sottolineata la necessità e l’urgenza di una riforma delle norme sull’accertamento che attraverso un Testo unico stabilisca che le leggi in materia non possano essere interpretate solo in base alle esigenze di cassa.

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