Diritto all’assemblea sindacale riconosciuto all’intera azienda e non al singolo lavoratore

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La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16942 del 21 luglio scorso, fornisce chiarimenti circa la corretta interpretazione della legge n. 300/1970 sul diritto dei lavoratori a riunirsi in assemblea sindacale. Le ricorrenti sono due confederazioni sindacali che sostengono che il diritto alle 10 ore retribuite da destinare ogni anno alle assemblee sindacali deve essere computato per ogni singolo lavoratore, mentre a ogni organizzazione che aveva stipulato il contratto collettivo applicato all’unità produttiva dovevano essere assegnate tre ore di assemblea annuali. Questa interpretazione non è stata ritenuta condivisibile dalla Suprema Corte, che ritiene infondata la questione di legittimità costituzionale dal momento che non viene negato il diritto all’assemblea, ma solo regolato quello all’assemblea retribuita secondo i principi di ragionevolezza, uguaglianza, dignità personale, tutela del lavoro e libertà sindacale. Pertanto, il tetto annuale delle 10 ore destinato alle assemblee sindacali (7 ore annuali alle rappresentanza unitarie e 3 ai sindacati stipulanti: accordo interconfederale del 20 dicembre 1993) non è individuale, ma collettivo per ogni azienda.

Roberta Moscioni

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