Quota 102 e Opzione donna: le evidenze della Corte dei Conti

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Quota 102 e Opzione donna: le evidenze della Corte dei Conti

Nel 2022, numero di adesioni a Quota 102 inferiori alle previsioni e sostenuto flusso di pensionamenti tramite il canale di Opzione donna
È il dato che emerge dal Rapporto 2023 sul Coordinamento della finanza pubblica presentato dalla Corte dei conti il 25 maggio 2023, con attenzione riservata alla disamina delle spese per la previdenza, per l’assistenza e per la sanità.

Spesa per la previdenza: Quota 102 e Opzione donna

Una delle voci più significative del bilancio pubblico è rappresentata dalla spesa per le prestazioni sociali in denaro, complessivamente pari a 407 miliardi nel 2022 (21,3% del Pil), importo, secondo le previsioni del DEF, destinato ad aumentare nei prossimi anni (si stima infatti un incremento nominale che rappresenterà, tra il 2022 e il 2026, quasi il 90% dell’aumento complessivo delle uscite correnti).

La spesa per la previdenza, per le pensioni in particolare, gioca un ruolo determinante. A tal riguardo, la Corte dei Conti rileva che, nel 2022, le uscite per pensioni sono state minori rispetto alle attese.

Si sono infatti registrati effetti finanziari inferiori al previsto per Quota 102. Al contempo però si è anche registrato un sostenuto flusso di pensionamenti tramite Opzione donna.

La spesa pensionistica crescerà nei prossimi anni accelerando nel 2023 e nel 2024 per poi attestarsi su livelli di crescita più contenuti nel biennio 2025-2026.

Quali interventi normativi sono necessari? La Corte dei Conti richiama al riguardo la necessità di ridare certezza e stabilità al quadro normativo, dopo gli interventi temporanei che lo hanno contrassegnato negli ultimi cinque anni.

Occorre partire da un approccio che consideri la sostenibilità di lungo termine del sistema previdenziale tanto sotto il profilo finanziario quanto dal punto di vista sociale. A tale ultimo riguardo, è importante, si legge nel Rapporto, l’orientamento a irrobustire le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni favorendo carriere più continue e livelli salariali più sostenuti.

La previdenza integrativa può svolgere un ruolo nell’assicurare pensioni eque a chi andrà in pensione con il sistema di calcolo interamente contributivo.

La Corte dei Conti propone pertanto, un intervento riformatore che corregga “l’eccessiva rigidità della legge 214/2011, senza metterne in discussione la logica di fondo”. In tale direzione va, per esempio, la proroga dell’anticipo pensionistico sociale con il previsto allargamento della platea (legge di Bilancio 2023).

Con riguardo poi al tema dell’adeguatezza delle future pensioni, la Corte dei Conti rileva un quadro molto eterogeneo, con figure che presentano posizioni rassicuranti (ad esempio nel comparto sanitario o delle forze armate) ed altre, per esempio in quello dei lavoratori autonomi parasubordinati o dei coltivatori diretti, particolarmente fragili.

Spesa per l’assistenza: assegno di inclusione e supporto per la formazione e il lavoro

La Corte dei Conti si sofferma poi sulla disciplina transitoria e sull’abrogazione del Reddito di cittadinanza nonché sui nuovi interventi introdotti dal decreto Lavoro (decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48), vale a dire l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro.

L’insieme degli interventi e delle condizionalità delle due nuove misure introdotte riflettono la finalità di individuare ed estrarre la effettiva capacità lavorativa esprimibile dai componenti dei nuclei familiari in difficoltà, riducendo la prospettiva meramente assistenziale, a favore di un’offerta di politiche attive e di incentivi.

L’efficacia di tali misure, evidenzia la Corte nel Rapporto 2023, potrà essere conseguita “se l’obiettivo di un miglioramento delle capacità dei beneficiari, attraverso percorsi di istruzione e formazione, sarà coniugato con l’efficienza delle politiche attive nel favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, superando il funzionamento disomogeneo, a livello territoriale, dei Centri per l’impiego”.

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