Superbonus: tutte le proposte di modifica per salvare i cantieri

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Superbonus: tutte le proposte di modifica per salvare i cantieri

L’esame parlamentare del Ddl di conversione del D.L. n. 212/2023 di fine anno, c.d. Decreto Salva Superbonus, è quasi pronto per entrare nel vivo.

Dalla Camera e dal Senato è arrivata tutta la documentazione necessaria per l’avvio dell’iter parlamentare, che si deve concludere entro la scadenza fissata al 27 febbraio 2024.

La sensazione è, comunque, che il Governo abbia voluto fin da subito anticipare i tempi, come dimostra il contenuto dei numerosissimi emendamenti che sono stati presentati entro la scadenza fissata al 18 gennaio.

La documentazione per l’esame parlamentare conferma le motivazioni che hanno portato alla necessità di pubblicare un provvedimento emergenziale per la tutela del Superbonus, e che sono:

  • la necessità e urgenza di introdurre apposite misure per la salvaguardia dei contribuenti che si sono avvalsi delle agevolazioni fiscali in materia edilizia nelle percentuali potenziate;
  • la necessità e urgenza di prevedere misure urgenti volte a rivedere la disciplina della cessione dei crediti e dello sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, nonché quella sulla detrazione fiscale per l'eliminazione delle barriere architettoniche.

Tuttavia, il timore di una esplosione dei contenziosi, emerso durante le audizioni Ance, ha spinto nella direzione di un intervento che torni a riaprire le porte ormai chiuse della maxi-agevolazione edilizia. Il mondo dei costruttori, infatti, ha smontato il DL n. 212/2023: il provvedimento non ha risolto nessun problema ma, anzi, rischia addirittura di acuirne molti.

Proprio dalle varie audizioni, infatti, sono emersi i temi che stanno alimentando le varie proposte di modifica: esclusa definitivamente la possibilità di una proroga dell’agevolazione, si è tornati a parlare del Sal straordinario o della concessione di una mini-proroga di poche settimane.

Dl Superbonus, arrivati 130 emendamenti

Scaduto nel pomeriggio del 18 gennaio il termine entro il quale presentare i correttivi al Decreto Salva Superbonus (DL n. 212/2023), si è passati alla conta degli emendamenti presentati da ogni forza politica: sono stati circa 130.

E’ atteso per martedì un incontro tecnico-politico col Governo per fare il punto e capire come procedere sulle varie proposte di modifica.

Partendo dal presupposto che il Dl è stato pensato proprio per salvaguardare cittadini e cantieri, ma anche che non può essere del tutto stravolto, l’obiettivo dell’Esecutivo sarà sicuramente quello di migliorare il provvedimento senza dimenticare “il discorso dei conti in ordine”.

Il pressing del mondo tecnico

L'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) teme che il Superbonus 2024 possa lasciare 40.000 "scheletri urbani".

Così, per salvare 40.000 cantieri ancora aperti e 350.000 famiglie spinge verso una mini-proroga del Superbonus 110 o un SAL straordinario, che assicurino una chiusura ordinata per gli interventi in corso.

Per questo motivo, lo strumento del Sal straordinario, accantonato a fine 2023, torna prepotentemente sul tavolo di maggioranza e Governo.

Sal straordinario a fine febbraio 2024

La proposta avanzata dall’Ance è quella di consentire l’emissione di uno Stato di avanzamento lavori (Sal) entro il 29 febbraio, facendo rientrare tutte le spese al 90% o al 110%; in tal modo, si faciliterebbe la chiusura ordinata dei cantieri e, allo stesso tempo, si salvaguarderebbe anche l’obiettivo del miglioramento energetico e sismico dei fabbricati interessati dai lavori.

A fianco del pressing del mondo dell'edilizia, però, restano le resistenze espresse dal MEF.

L’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, è intervenuta con il suo presidente, Giorgio Lupoi, che ha richiesto che: “Il Parlamento valuti una proroga o almeno il Sal straordinario come richiesto dall’Ance”. La condivisione della posizione Ance sembra doverosa dal momento che – secondo l’Oice – “l'attuale decreto non risolve le criticità emerse e sottoposte all'Esecutivo”.  

Con l’accoglimento del Sal straordinario, infatti, si potrebbe consentire l'ammissibilità dei lavori al 110% a tutto il 31/12/2023 e, quindi, la gestione al 70% dei lavori rimanenti.

Ance: le due proposte di Sal straordinario

L’Ance ha individuato due ipotesi di integrazione delle nuove disposizioni del Decreto Salva Superbonus, tra loro alternative, finalizzate ad ottenere:

  • una proroga del Superbonus per le spese sostenute sino al 29 febbraio 2024, riconoscendo la stessa percentuale di detrazione valida al 31 dicembre 2023 (110% o 90%, a seconda della data della delibera assembleare e della presentazione della CILAS) per interventi, sia ‘trainanti’ che ‘trainati’, effettuati su condomini, o su edifici composti da massimo 4 unità e interamente posseduti da una persona fisica, per i quali è stata esercitata l’opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, realizzati, al 31 dicembre 2023, per almeno il 60% dell’intervento complessivo;


oppure

  • la possibilità di emissione di un Sal straordinario al 29 febbraio 2024, così da far rientrare nel Superbonus al 110% (o al 90%) tutti i lavori realizzati entro tale data e con possibilità di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, anche se il SAL non raggiunge le percentuali minime previste dalla norma (30%, 30% e 40%).

Secondo l’Ance la concessione di un SAL straordinario, o in alternativa di uno slittamento dei termini della maxidetrazione di poche settimane, consentirebbe di concludere i cantieri con un elevato stato di avanzamento, favorendo, in primo luogo, le famiglie e i piccoli cantieri che si sono fermati per un valore dei contratti pari a 28 miliardi di euro.

Esecutivo, gli altri correttivi

Le altre proposte di modifica riguardano gli interventi sulle barriere architettoniche.

Sul forte restringimento per lo sconto al 75% si dovrebbero muovere diverse correzioni, con, soprattutto, un ripensamento della totale esclusione riservata a lavori come la sostituzione di infissi e il rifacimento dei bagni.

Altre riflessioni dovrebbero interessare, invece, il raggio d’azione del Fondo indigenti, attualmente riservato a chi ha un reddito familiare non superiore a 15mila euro. Anche se un innalzamento dei limiti di accesso avrebbe delle ripercussioni notevoli sulle finanze pubbliche.

Per concordare su quali interventi puntare, è atteso martedì 23 un vertice tecnico-politico tra maggioranza e Governo per valutare l’ammissibilità delle proposte.

Dopodiché i lavori sulla legge di conversione saranno pronti ad entrare nel vivo.

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