AIDC. Gli interventi al VII Meeting Nazionale

Pubblicato il 19 novembre 2018

Il 16 novembre 2018, a Bologna, si è tenuto il VII Meeting Nazionale dell'Associazione italiana Dottori Commercialisti (AIDC), avente come tema “Strategie di cambiamento. La nuova sfida dei Dottori Commercialisti”.

Di seguito si riportano alcuni interventi.

Andrea Ferrari, Presidente AIDC, ha affermato: “Servono strategie comuni da parte dell’intera categoria, non di singoli. Chiediamo che il dottore commercialista venga riconosciuto formalmente come incaricato di pubblico servizio, in quanto tramite e punto di congiunzione tra cittadini e Pubblica amministrazione. Per questo è necessario un dialogo costante con la politica, affinché riconosca le nostre competenze e le nostre specializzazioni”.

Claudio Borghi Aquilini, Presidente della Commissione Bilancio della Camera, ha riconosciuto l’appesantimento per la categoria dell’introduzione della fatturazione digitale. Per questo motivo è stato deciso di annullare le sanzioni per il primo anno di applicazione. E aggiunge: “L’intenzione del Governo è andare verso la semplificazione e per questo motivo nella Legge di Bilancio abbiamo inserito il principio di estensione della tassazione del regime forfettario al 15% per fatturati sotto i 65 mila euro, ma allo stesso tempo abbiamo aumentato le sanzioni in caso di violazioni”.

Per Luca Rizzo Nervo, membro della XII Commissione Affari sociali alla Camera: “Il dottore commercialista non deve essere una propaggine della Pubblica amministrazione, ma avere una nuova funzione sociale in funzione di importanti interessi nazionali, al di là delle riconosciute responsabilità che già ha, ma che necessitano di un ulteriore riconoscimento”.

Le parole di Massimo Miani, Presidente Cndcec: “Oggi la categoria dei dottori commercialisti è in difficoltà. Negli anni la professione è andata nella direzione dei servizi piuttosto che della consulenza e oggi che il mercato dei servizi cambia, a seguito dell’evoluzione tecnologica, si vive il momento più difficile. Gli studi individuali, che oggi sono circa l’80%, non possono infatti competere con le grandi banche o con le software house. Serve una riorganizzazione per poter tenere il passo e sostenere tutti gli adempimenti fiscali”.

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