Aiga. Servono più tutele per i collaboratori di studio

Pubblicato il 15 maggio 2015 Presentati dall'Assaciazione Giovani Avvocati (Aiga), con comunicato stampa del 14 maggio 2015, i risultati di un'indagine condotta mediante intervista a campione di giovani collaboratori presso studi legali.

Ciò che è emerso, è che gli stessi lavorano circa dieci ore al giorno, solitamente presso lo studio legale dove hanno condotto la pratica, dietro un compenso fisso o variabile. Sebbene siano di fatto veri e propri dipendenti, il loro rapporto di lavoro non è quasi mai normato da alcun contratto (per lo meno nell'80% dei casi), sicché non vi è alcuna delle tutele tipiche del rapporto di subordinazione (difatti lavorano più ore di un normale dipendente).

E' emerso inoltre che molto raramente ai collaboratori viene data la possibilità di interfacciarsi direttamente con i clienti, a discapito della loro indipendenza e della stessa autonomia della professione.

Eppure – ha rilevato l'Aiga – crolla il mito secondo cui i giovani avvocati avrebbero il sogno di mettersi in proprio, posto che solo in pochi desiderano avviare una propria attività, mentre la gran parte preferisce proseguire per la strada della collaborazione.

Rilevato dunque come la professione forense stia cambiando volto ed acquisendo nuovi inquadramenti e specificità, occorre sollecitare – ha concluso il presidente dell'Aiga – gli organi di autogoverno dell'Avvocatura perché emanìno provvedimenti concreti, anche volti ad offrire maggiori tutele alla sempre più folta categoria dei collaboratori di studio.
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