Cndcec, non piace il decreto che fissa i compensi per gli amministratori giudiziari

Pubblicato il 11 maggio 2015 “Non condivisibile nel metodo e nel merito”. Questo il commento a caldo del Consiglio nazionale dei commercialisti alla notizia dell'approvazione dello schema di Dpr recante disposizioni in materia di modalità di calcolo e liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari iscritti nell’albo.

Il testo del decreto approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì 8 maggio 2015, sul quale verrà ora acquisito il parere del Consiglio di Stato, oltre a fornire indicazioni sulle modalità di calcolo e liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari iscritti nell’albo, detta anche alcuni principi ai quali la disciplina deve attenersi, specificando che è possibile prevedere: tabelle di liquidazione differenziate per singoli o gruppi di beni e per i beni costituiti in azienda; diversificazione del compenso sulla base di scaglioni commisurati al valore dei beni o dei beni costituiti in aziende, con possibilità di un eventuale aumento o diminuzione dello stesso nell'ambito di percentuali da definirsi e, comunque, non eccedenti il 50 per cento.

Le prime reazioni

Il testo approvato dal Consiglio dei ministri non è condivisibile perché penalizza un’attività complessa e delicata che porta spesso i professionisti ad operare in contesti criminali.

Pertanto, secondo quanto affermato da Maria Luisa Campise, consigliere nazionale con delega alle funzioni giudiziarie del Cndcec, se le anticipazioni trapelate sul testo venissero confermate i professionisti ne uscirebbero profondamente penalizzati.

Infatti, si tratta di un provvedimento nato nell’assoluta mancanza di condivisione con i rappresentanti delle categorie professionali di riferimento, quali dottori commercialisti ed avvocati. La condivisione, invece, sarebbe risultata del tutto indispensabile soprattutto visto che si tratta di una materia così complessa e delicata nella quale il professionista è chiamato a svolgere, in contesti spesso criminali, attività non parificabili a quelle svolte da altri professionisti, come, per esempio, il curatore fallimentare.

Il Cndcec propone, così, un rimedio che consiste nel coordinare il testo appena approvato con i lavori della Commissione Giustizia, che sta esaminando il progetto organico di modifica al Codice antimafia, in particolare prevedendo il trasferimento delle competenze dell’Agenzia nazionale al momento della confisca definitiva e la conseguente permanenza dell’amministratore giudiziario fino a quel momento.
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