Commercialisti: “L’esame di Stato non si discute”

Pubblicato il 02 luglio 2011 Sarebbe stata un’iniziativa dei colleghi di Governo all’insaputa del ministro Alfano quella della liberalizzazione delle professioni. Lo stesso Ministro ha provveduto a far depennare la misura dal testo della manovra. Dal momento che gli ordini sono vigilati dal ministero della giustizia dovrà essere questo e non quello sulla semplificazione al quale il ddl delega dovrà affidare il compito del riordino.

Le reazioni del paventato colpo di spugna sulle valutazioni per l’accesso alle professioni non si sono fatte attendere.

Marina Calderone, presidente del Cup, che aveva protestato già nell’immediato e ora si dice soddisfatta per lo stralcio dell’ipotesi di liberalizzazione, chiosa: “Commercialisti e avvocati sono fra le professioni più numerose a dimostrazione che l'accesso ai rispettivi albi è più aperto di quanto qualcuno creda”.

Dal mondo dei commercialisti: “Pronti a discutere su tutto, ma non sull'obbligatorietà dell'esame di Stato». Il diktat, contenuto in un comunicato stampa del 1° luglio scorso, arriva dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ed è appoggiato da tutte le principali sigle sindacali della categoria (Adc, Aidc, Unagraco, Anc, Andoc, Ungdcec, Unico).

Maurizio de Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, sul tema avverte che l’abolizione dell’esame di Stato “deve passare per una modifica dell'articolo 33 della Costituzione e qualsiasi modifica introdotta per legge ordinaria incontrerebbe la bocciatura della Corte costituzionale”.
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