Confermati gli arresti domiciliari per l'hacker

Pubblicato il 19 novembre 2013 La Corte di cassazione, con la sentenza n. 46156 del 18 novembre 2013, ha rigettato il ricorso avanzato da un ragazzo nei cui confronti erano stati disposti gli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine per associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di accessi abusivi a sistemi informatici, al danneggiamento di sistemi informatici, alla detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici e all'interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.

Opponendosi alla misura cautelare, il ricorrente aveva lamentato l'inesistenza di un'organizzazione strutturale, di un vincolo associativo stabile e di un programma, determinato o indeterminato.

Non vi era, in realtà – a detta dell'indagato – alcuna intenzione di partecipare ad un'associazione per delinquere, tanto che ciascun agente, sfruttando le proprie competenze tecniche, poteva agire autonomamente rispetto agli altri; in tale contesto, il fenomeno “Anonymous” non era un'associazione ma solo “uno spazio di libertà”.

Secondo la Suprema corte, tuttavia, non potevano dirsi ravvisati i vizi di motivazione lamentati dal ricorrente in quanto nella decisione impugnata era ben evidenziato che la Polizia aveva accertato l'esistenza di una vera e propria struttura, desumibile sia dallo studio delle elaborazioni informatiche riscontrate sul web sia dall'analisi dei singoli reati, cui avevano partecipato, con ruoli diversi, i soggetti indagati. Era emerso, ossia, che la struttura si articolava attraverso la predisposizione del blog ufficiale dell'organizzazione e del video di propaganda da diffondere sul blog ufficiale nonché la predisposizione e gestione dei canali di comunicazione Irc privati che consentono sia la comunicazione diretta tra due soggetti che il dialogo di interi gruppi di persone.
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