Diffamazione a mezzo stampa, niente più reclusione

Pubblicato il 25 giugno 2015

Nel corso della seduta del 24 giugno 2015, la Camera dei deputati ha approvato, con modifiche, il testo di una proposta di legge che interviene sulle sanzioni per i delitti contro l'onore.

Tra le principali misure, è stata introdotta una revisione delle pene previste per la diffamazione a mezzo stampa, compresa quella relativa alle testate giornalistiche on line registrate presso le cancellerie dei tribunali a cui viene espressamente estesa la Legge sulla stampa (n. 47/1948).

Di particolare rilievo, l'eliminazione della pena della reclusione e la previsione della sanzionabilità solo attraverso pene pecuniarie: la diffamazione a mezzo stampa vene quindi sanzionata con una multa che va dalle 5.000 alle 10.000 euro; nel caso in cui l'offesa consista nell'attribuzione di un fatto determinato falso, la cui diffusione sia avvenuta con la consapevolezza della falsità, la pena pecuniaria prevista è una multa da 10.000 euro a 50.000 euro.

La condanna per tale delitto determina l'applicazione della pena accessoria della pubblicazione della sentenza e, in caso di condotte reiterate, si applica la pena accessoria dell'interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da uno a sei mesi.

Esclusa, altresì, la punibilità dell'autore dell'offesa o del direttore responsabile (o dei soggetti di cui all'articolo 57-bis del Codice penale) che provvedano correttamente alla rettifica o alla smentita.

Le dichiarazioni o le rettifiche della persona che si ritenga lesa dovranno essere pubblicate senza commento, senza risposta, senza titolo e con l'indicazione del titolo dell'articolo ritenuto diffamatorio, dell'autore dello stesso e della data di pubblicazione.

Individuati anche i parametri per la quantificazione del danno derivante da diffamazione (diffusione quantitativa e rilevanza del mezzo di comunicazione usato per compiere il reato; gravità dell'offesa; effetto riparatorio della pubblicazione o della diffusione della rettifica).

Il tasto passa ora all'esame dell'altro ramo del Parlamento.

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