Dl Cura Italia. Cndcec: liberi professionisti emarginati

Pubblicato il 19 marzo 2020

L’analisi della Relazione tecnica di accompagnamento del Decreto “Cura Italia” mette in mostra come dei 10,3 miliardi di misure a sostegno del lavoro, solo 3 sono destinati ai lavoratori autonomi.

E’ quanto evidenziato dal Consiglio nazionale dei commercialisti, che rileva “una significativa emarginazione delle centinaia di migliaia di liberi professionisti iscritti agli ordini professionali con proprie casse previdenziali, posto che per questi ultimi viene consentito soltanto di provare ad accedere, in concorrenza però con tutti gli altri lavoratori dipendenti e autonomi, al cosiddetto reddito di ultima istanza per il quale il decreto stanzia 300 milioni appena degli oltre 10 miliardi dedicati a questo comparto di misure”.

Ferme le dovute misure di sostegno al lavoro, soprattutto per le attività costrette a chiudere, quello che non risulta comprensibile è - continuano i commercialisti – la “marginalizzazione di centinaia di migliaia di liberi professionisti ordinistici, tra i quali sono numerosissimi i giovani con redditi già bassi nei periodi di normalità economica che rischiano davvero di ritrovarsi ultimi tra gli ultimi e peggio che dimenticati”. Ma non è dimenticanza, piuttosto una scelta precisa del Governo.

Ancora: non si comprende l’assoluta assenza di misure straordinarie di effettiva riduzione del cuneo fiscale a carico del datore di lavoro. Questo comporta che si ricorrerà alla cassa integrazione anche quando, con misure accurate e particolari, si potrebbe optare per altre scelte.

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