I vigili non "arrestano" fuori dal territorio di competenza

Pubblicato il 22 agosto 2015

Con sentenza n. 35099 depositata il 21 agosto 2015, la Corte di Cassazione, seconda sezione penale, ha accolto il ricorso di un vigile avverso l'ordinanza di convalida del proprio arresto, per essere stato colto in flagranza del reato di tentata truffa aggravata.

In particolare il ricorrente, dipendente del Corpo di Polizia Municipale, era stato sorpreso ed arrestato dai propri colleghi presso la sua abitazione in orario di lavoro, sebbene il suo ingresso al comando fosse stato previamente registrato mediante esibizione del badge.

Avverso l'ordinanza in questione, il ricorrente lamentava, tra l'altro, come l'arresto fosse stato posto in essere da soggetti a ciò non legittimati, in quanto avvenuto in un Comune posto al di fuori del loro ambito territoriale.

Nell'accogliere detta doglianza, la Cassazione ha chiarito come in effetti la misura de quo – da qualificarsi come "arresto facoltativo" ex art. 381 c.p.p. per cui non sussiste nemmeno il requisito della particolare urgenza – fosse stata applicata da appartenenti al Corpo di Polizia Municipale in un luogo differente da quello di loro competenza. Dunque, al di fuori dell'ambito territoriale all'interno del quale agli operanti avrebbe potuto riconoscersi la qualifica di polizia giudiziaria.

D'altra parte – ha precisato la Suprema Corte – le disposizioni di legge sul punto (artt. 5 e 57 Legge 65/1986) e la stessa giurisprudenza, sono univoche nel delimitare al territorio comunale la qualifica di agenti di polizia giudiziaria ai vigili urbani (a differenza di quanto invece avviene per altri Corpi, come la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza).  

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