Il Tfr in busta paga può valere il diritto al bonus 80 euro

Pubblicato il 17 aprile 2015 Il chiarimento arriva dal sottosegretario del ministero dell’Economia, Zanetti, in risposta ad un question time alla commissione Finanze della Camera.

La scelta di optare per il Tfr in busta paga può comportare il passaggio di un soggetto da contribuente incapiente a capiente.

Il Dpcm 29/2015, istitutivo della Quir (quota integrativa della retribuzione), prevede che la quota di Tfr in busta paga non incide “ai soli fini della verifica dei limiti di reddito complessivo” (limite dei 26mila euro) per la determinazione della spettanza del bonus Renzi. Ma nel decreto non si fa riferimento al passaggio di capienza ai fini del diritto al bonus.

Ciò significa che un contribuente che era fuori campo Irpef (Imposta netta pari a zero) può rientrarvi per effetto dell'Irpef della Quir mensile in busta paga, dato che il reddito della stessa è tassato in forma ordinaria e, dunque, l’Irpef corrispondente si somma a quella della retribuzione del normale periodo di paga del dipendente.

La conseguenza è che il lavoratore passa dall'esenzione Irpef, che blocca il bonus, alla debenza dell'Imposta, che gli varrà il credito d'imposta degli 80 euro mensili, in presenza degli altri due requisiti (qualificazione del compenso come reddito da lavoro dipendente o assimilato, nonché il rispetto del limite massimo dei 26 mila euro annui).

Infatti, il requisito ai fini del bonus dell'assoggettamento ad Irpef sarebbe soddisfatto.

Sempre con una risposta al question time, il sottosegretario ha fornito una precisazione sulla Local tax: non sarà abbandonato l’attuale sistema di imposizione sugli immobili su base catastale/patrimoniale.
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