La tutela sindacale non tocca gli Albi

Pubblicato il 07 febbraio 2006

In uno scenario sociale, politico ed economico profondamente trasformato come è quello in cui viviamo, gli Ordini professionali non garantiscono più quella tutela e quello "status" che inizialmente conferivano a tutti i loro iscritti. Anzi è proprio questo il nodo su cui si è acceso di recente il dibattito tra Commissione Ue, Antitrust, autorevoli opinionisti e personaggi del mondo politico: gli Ordini devono essere posti in condizione di garantire i cittadini e non rappresentare gli interessi degli iscritti così come sono stati costretti, di fatto, in questi anni. Per far ciò, le stesse rappresentanze di professionisti chiedono a gran voce di potere essere sottoposti a una riforma radicale, che consenta loro di esporsi maggiormente (eliminare gli sbarramenti all'accesso, abrogare regole e condizionamenti all'esercizio della professione) non più come "liberi professionisti", ma come "professionisti liberi". Liberi cioè dai troppi vincoli e dalle troppe regole che condizionano la loro attività e, quindi, liberi di affrontare il mercato e di vincere la concorrenza. L'unico sforzo in tal senso, al momento, è quello mostrato dalla costituzione di un'unica professione economica tra ragionieri e dottori commercialisti, che rappresenta la sola vera riforma del settore portata a compimento in questi anni. 

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