Lo chiamavano lavoro accessorio

Pubblicato il 30 marzo 2017

Nell’aldilà dei contratti di lavoro vengono accolti anche i voucher. Lo psicopompo è pronto a traghettare il lavoro accessorio nel luogo in cui riposano il contratto di formazione e lavoro, quello di inserimento, il lavoro ripartito e le collaborazioni a progetto.

“Hanno svolto tutti una missione egregia in terra, ma, passami la battuta – spiega il traghettatore alle spoglie mortali dei voucher – siamo tutti …a tempo determinato!”.

“Non sono dell’umore adatto – risponde il lavoro accessorio – cerca di mostrare un minimo di comprensione. Sono nato nel 2003 grazie alla Legge Biagi (D.lgs. 276/2003) e venivo scarsamente utilizzato: mi sceglievano solo in caso di piccoli lavori domestici, giardinaggio, attività agricole stagionali svolte da particolari soggetti… Sapessi che invidia provavo per le collaborazioni a progetto, tutti le volevano, sembravano essere quelle giuste per ogni occasione; che brutta fine…”.

“È sempre così, quando si viene da questa parte si riflette su ciò che si è fatto in vita, ci sono abituato – interloquisce banalmente lo psicopompo – Non immagini che depressione il lavoro ripartito, non se lo filava nessuno…”.

“Ma per me è diverso! – esclama il lavoro accessorio – Nel 2012 ho avuto un primo grande riconoscimento: potevo essere utilizzato fino a 5.000 euro, mi cercavano in tanti (L. 92/2012). Poi con il Jobs Act (D.lgs. 81/2015) c’è stato il massimo della liberalizzazione, un tripudio, voucher ovunque! Pensavo di avviarmi verso il trionfo, ma il successo si sa, ha vita breve. Nel 2016 la prima doccia fredda (D.lgs. n. 185/2016): chi mi voleva utilizzare doveva dirlo almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione, praticamente uno schiaffo in faccia!”.

“E ora mi trovo qui a causa di uno scellerato decreto legge che mi ha espulso dall’ordinamento (D.L. n. 25 del 17/03/2017). Poco prima che venisse staccato l’ultimo buono lavoro ho però un ricordo meraviglioso, ho portato un po’ di amore come la Bocca di rosa di De André: alcuni industriali per salutarmi avevano un cartello giallo con una scritta nera / diceva ‘addio lavoro accessorio con te se ne parte la primavera’”.

Le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’opinione degli autori e non impegnano l’amministrazione di appartenenza

Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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