MEF Atto di indirizzo economico tra fatturazione elettronica e precompilata

Pubblicato il 12 dicembre 2017

Il Ministero dell'Economia nel suo atto di indirizzo 2018-2020, inviato alle agenzie fiscali e alla Guardia di Finanza, illustra quali sono gli obiettivi prioritari da attuare.

Al primo posto – si legge nel documento – rimane ferma la strategia di compliance, che richiede di “dare piena attuazione alla fatturazione elettronica tra privati ed alla lotteria dello scontrino”.

In quest'ottica, nel piano del MEF vi è anche l'interesse ad accelerare sulle dichiarazioni precompilate.

La sollecitazione fatta dal ministro Padoan al numero uno delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, è ben chiara: “miglioramento e semplificazione dei rapporti tra fisco e cittadini, attraverso lo sviluppo sperimentale di forme di messa a disposizione dei dati, con particolare focus sulla facilitazione e razionalizzazione degli adempimenti tributari ivi compresa la progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione e un calendario strutturato delle scadenze fiscali”.

Per quanto riguarda le indicazioni puntuali che l'atto di indirizzo rivolge alle Entrate vi sono quelle che riguardano la compliance volontaria dei contribuenti, così da assicurare una riduzione strutturale del tax gap.

Qui l'attività si divide tra grandi e piccoli contribuenti. Per la cooperative compliance dei grandi contribuenti le azioni devono essere finalizzate all'attrazione di nuovi investimenti in Italia, agli accordi preventivi e al patent box. Per le piccole realtà, invece, anche se tra gli emendamenti alla Manovra di bilancio 2018 ve ne è uno che rinvia l'avvio degli indicatori sintetici di affidabilità fiscale-Isa, il Ministero conferma la progressiva sostituzione degli studi di settore con i citati Isa.

Precompilata: necessaria trasparenza e obiettività

Il tema della dichiarazione precompilata è stato oggetto anche di un comunicato congiunto da parte del ADC (Associazione Dottori Commercialisti), del AIDC (Associazione Italiana Dottori Commercialisti), del ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) e del UNGDCEC (Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili).

Le Associazioni dei dottori commercialisti hanno evidenziato i limiti dell'operazione “dichiarazione precompilata” e come, a tre anni di distanza dalla prima sperimentazione, si riscontrino, di fatto, risultati non del tutto soddisfacenti sia sul piano del gradimento sia sotto il profilo dei costi per la collettività.

I professionisti hanno voluto sottolineare come in questi anni il loro ruolo sia stato fondamentale per l'intera operazione, che si è potuta mettere in atto grazie proprio al lavoro svolto dai Commercialisti, anche se spesso però sono rimasti inascoltati quando ne hanno evidenziato le difficoltà pratiche. Basti pensare che i commercialisti, insieme alle imprese, sostengono di fatto i costi legati alle nuove procedure.

L'auspicio per Commercialisti ed Associazioni di categoria è che il loro patrimonio, inascoltato, di competenze venga sempre più valorizzato e tenuto in considerazione.

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