Per il Cndcec il concordato è più giusto del condono

Pubblicato il 22 ottobre 2011 Il presidente Cndcec, Siciliotti, ha rilasciato un’intervista in cui ribadisce la contrarietà al condono definita misura “iniqua e non risolutiva”. Già con un comunicato sul sito ufficiale si sottolineava come sia paradossale parlarne – circola l’ipotesi di un intervento con decreto in tal senso - a soli pochi mesi dal lancio della massiccia campagna pubblicitaria contro l’evasione.

Più giusto sarebbe parlare di concordato.

La differenza tra le due tipologie di accordo con il Fisco è che “il concordato è un accordo fra fisco e contribuente in cambio di imposte più alte di quelle che sono state dichiarate e, in cambio di questo, vengono meno i controlli"; mentre, il condono è un colpo di spugna sul passato indipendentemente dal fatto che siano state presentate le dichiarazioni.

E aggiunge, poi, questa riflessione: "oggi l'agenzia recupera 10 miliardi di euro di evasione l'anno ed è una cifra significativa. Bisogna anche comprendere se, in questa rinnovata efficienza, valga la pena precludersi l'accertamento e perdere l'effetto deterrente che questa attività ha e stiamo attenti che non riguardi l'Iva che è un'imposta comunitaria che finanzia, sia pure in parte residuale, il bilancio dell'Unione Europea. Già la Corte di Giustizia della Comunità ci ha ricordato che gli Stati nazionali non possono disporre dell'Iva. E' possibile alzarla o aumentarla entro certi range, ma non certamente condonare e neppure concordare a forfait".
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