Per le consulenze è l'avvocato a dover provare il maggior compenso

Pubblicato il 13 gennaio 2010
Con sentenza n. 230 dell'11 gennaio 2010, la Cassazione ha respinto il ricorso di un legale che lamentava di aver ricevuto dai clienti solo una parte del compenso pattuito per la soluzione di una questione stragiudiziale, questione che non era andata del tutto a buon fine; il procuratore aveva fatto istanza ai giudici di legittimità chiedendo che gli venisse riconosciuto l'intero compenso convenuto. Tuttavia, lo stesso non aveva fornito alcuna notula che spiegasse l'attività da lui posta in essere.

In particolare, la Suprema corte, pur ricordando che il rapporto professionale che lega l'avvocato al cliente comporta un'obbligazione di mezzi e non di risultato, con la conseguenza che la prestazione va retribuita a prescindere dall'esito conseguito, ha altresì ritenuto legittima la retribuzione che, in questo caso, era stata versata al professionista da parte dei clienti: nel'ipotesi in esame - continuano i giudici - spettava al legale provare circostanze specifiche da cui desumere l'attività stragiudiziale dallo stesso svolta.
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Nulla osta per lavoro subordinato: a regime la precompilazione delle domande

05/09/2025

Consulenti del Lavoro: dichiarazione e contribuzione entro il 30 settembre

05/09/2025

Bonus elettrodomestici 2025: come funziona, requisiti e domanda online

05/09/2025

Riforma ordinamento forense: si allenta il regime delle incompatibilità

05/09/2025

Nuove causali contributo INPS per enti bilaterali operative dall’8 settembre

05/09/2025

Corte UE: transazioni infragruppo e IVA

05/09/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy